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L'Europa Deve Dare un Posto a Tavola alle Generazioni Future

BRUSSELS/BUDAPEST – La campagna elettorale della Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen per il secondo mandato ha visto la promessa di nominare un nuovo commissario “le cui responsabilità includeranno la garanzia di equità intergenerazionale”. Il suo annuncio riflette una crescente consapevolezza della necessità di considerare gli effetti a lungo termine delle politiche dell’UE, soprattutto sulla scia di un ciclo politico ampiamente incentrato sulle crisi a breve termine. Forse controintuitivamente, l’adozione di un approccio lungimirante potrebbe anche aiutare i politici ad affrontare le sfide attuali in modo più efficace.

Ma se la decisione storica della von der Leyen frutto di un’insistente attività di advocacy da parte di numerose ONG, tra cui la Future Generations Initiative– rappresenta un’evoluzione significativa nella governance europea, c’è ancora molto lavoro da fare.

Soprattutto, il nuovo Commissario per l’Equità Intergenerazionale deve essere dotato degli strumenti giusti e di un mandato chiaro. Collaborando strettamente con gli altri commissari, il commissario per l’equità intergenerazionale potrebbe avere un’influenza significativa su tutta la legislazione dell’UE. Ma per ottenere un cambiamento trasformativo è necessario anche un profondo cambiamento di mentalità. Per promuovere un approccio globale al processo decisionale, le considerazioni a lungo termine devono essere incorporate nel discorso quotidiano. La costruzione della fiducia tra i cittadini è fondamentale per il successo di questo sforzo.

Alcuni principi fondamentali potrebbero contribuire a definire il ruolo del nuovo commissario e a incoraggiare politiche lungimiranti. Per cominciare, i diritti delle generazioni future devono essere giuridicamente definiti e applicabili. In particolare, i concetti di “solidarietà tra le generazioni” e “sviluppo sostenibile” sono già sanciti dall’Articolo 3del Trattato sull’Unione europea e si riflettono nel principio di precauzione che è alla base del diritto dell’UE.

Per garantire un’attuazione efficace, tuttavia, i responsabili politici devono definire chiaramente i diritti che richiedono protezione. Ciò significa affermare esplicitamente che l’onere di mitigare o adattarsi a minacce importanti come il cambiamento climatico non deve essere lasciato alle generazioni future. Come ha sottolineato la Corte europea dei Diritti dell’Uomo in una recente sentenza storica, le politiche degli Stati membri devono essere guidate dall’ “importanza della condivisione degli oneri intergenerazionali” e devono proteggere “i membri della società che saranno maggiormente colpiti” da queste sfide, anche se si trovano “in una posizione di netto svantaggio rappresentativo”.

Questo è particolarmente vero in settori come la politica climatica, la conservazione della natura, le tecnologie emergenti e la preparazione alle pandemie, dove decisioni sbagliate e poco lungimiranti possono portare a danni duraturi e potenzialmente irreversibili. Per evitare questi risultati è necessario stabilire chiare priorità a lungo termine e garantire che la rappresentanza degli interessi delle generazioni future controbilanci il processo decisionale a breve termine.

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Inoltre, è fondamentale distinguere tra le “generazioni future” e i bambini e i giovani di oggi. Sebbene i loro interessi si sovrappongano, questi gruppi sono nettamente diversi e non dovrebbero essere confusi. Le politiche rivolte alle generazioni future non riguardano necessariamente questioni come l’istruzione o il mercato del lavoro; mirano invece a introdurre una prospettiva a lungo termine nel processo legislativo.

La lungimiranza deve diventare una componente essenziale del processo legislativo dell’UE. Ogni nuova proposta dovrebbe essere sottoposta a una rigorosa valutazione d’impatto per garantire che sia in linea con le priorità a lungo termine, che possa raggiungere gli obiettivi dichiarati e che affronti efficacemente le questioni che intende risolvere, sulla base delle più recenti conoscenze e prove scientifiche. Questo processo potrebbe anche aiutare a testare le nuove iniziative, assicurando che possano resistere a shock e sfide impreviste.

Infine, le prospettive dei cittadini comuni dovrebbero essere incorporate nelle discussioni strategiche. Istituendo forum pubblici basati su iniziative come la Conferenza sul Futuro dell’Europa e i Panel dei Cittadini Europei della Commissione europea, i responsabili politici potrebbero mantenere la fattibilità degli impegni a lungo termine e garantire che gli interessi delle generazioni future svolgano un ruolo centrale nel modo in cui l’Europa affronta i principali problemi sociali.

I funzionari eletti spesso danno priorità ai guadagni a breve termine per i loro elettori rispetto alla pianificazione a lungo termine, creando profonde tensioni intergenerazionali che pongono rischi sistemici. Alla luce di questa realtà, la nomina di un commissario per l’equità intergenerazionale ha le potenzialità per trasformare il processo decisionale europeo

Le nostre proposte possono contribuire a garantire che le decisioni di oggi non compromettano il benessere di chi non è ancora nato. Ma affinché questa nuova autorità possa adempiere al suo mandato, le organizzazioni della società civile, gli studiosi e i cittadini devono impegnarsi con essa, fornire input e chiedere conto ai suoi funzionari. Solo attraverso la partecipazione attiva e il controllo pubblico questo sforzo pionieristico potrà realizzare il suo pieno potenziale.

Con un sostegno e risorse adeguate, il commissario per l’equità intergenerazionale dell’UE potrebbe costituire un precedente per il modo in cui le istituzioni democratiche possono rappresentare meglio gli interessi a lungo termine della società. In un contesto di sfide globali senza precedenti, dal cambiamento climatico alla disruption tecnologica, una governance così lungimirante non è solo auspicabile, è essenziale.

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