ve592c.jpg Chris Van Es

Salute mentale per tutti

MELBOURNE – Una sera di primavera del 1997 – all'epoca ero ricercatore di salute mentale presso l'Australian National University di Canberra – io e mia moglie Betty Kitchener, infermiera che nel tempo libero teneva corsi di pronto soccorso per la Croce Rossa, ci siamo ritrovati a parlare dell'inadeguatezza della formazione tradizionale sul primo soccorso. Questo tipo di formazione tende a trascurare le emergenze che riguardano la salute mentale e, pertanto, non fornisce gli strumenti necessari per soccorrere persone in preda a pensieri suicidi, attacchi di panico, stress post traumatico, alcol e droghe, o una progressiva dissociazione dalla realtà.

Betty ha vissuto sulla propria pelle le potenziali conseguenze di questo vuoto di conoscenza. All'età di quindici anni, infatti, ha sofferto di una grave depressione, culminata con un tentativo di suicidio. Purtroppo, all'epoca la famiglia e gli insegnanti non hanno riconosciuto il problema e non le hanno fornito alcun sostegno o aiuto professionale. La mancanza di una cura tempestiva ha impedito a Betty di guarire completamente, costringendola a convivere con la malattia anche in seguito.

Per fare in modo che sempre meno persone siano lasciate sole nella sofferenza come Betty, quella sera abbiamo deciso di istituire un corso di primo soccorso per la salute mentale nella nostra comunità locale. Tre anni dopo, avendo Betty ridotto il suo impegno come infermiera per dedicarsi di più alla formazione, il progetto ha finalmente visto la luce.

I vantaggi di questa iniziativa non hanno tardato a manifestarsi. Alcuni studi di valutazione hanno evidenziato che i partecipanti diventano più inclini ad attribuire pertinenza sanitaria alla malattia mentale, più fiduciosi nella propria capacità di aiutare gli altri e più motivati ad applicare quanto appreso durante il corso. Questi risultati positivi hanno contribuito alla diffusione del progetto. Nel 2005, il nostro corso era attivo in Australia, Scozia e a Hong Kong, e da allora è stato adottato in più di venti Paesi. Ad oggi, oltre 200.000 persone nella sola Australia, cioè più dell'1% della popolazione totale, hanno ricevuto la nostra formazione.

Questa rapida diffusione non dovrebbe sorprendere, vista l'elevata incidenza di disturbi di natura mentale in tutto il mondo. Ogni anno, in Australia, circa un adulto su cinque soffre di un problema di salute mentale diagnosticabile, ma molte di queste persone non ricevono alcun aiuto professionale. In altri paesi sviluppati, le statistiche descrivono una realtà molto simile. Ciò sta a significare che ognuno di noi può essere direttamente affetto da un disturbo mentale, o vivere a stretto contatto con qualcuno che lo è. Di fatto, è molto probabile che, consapevolmente o meno, la maggior parte di noi viva a contatto con un potenziale suicida.

Alcuni studi dimostrano che la possibilità di usufruire di un aiuto professionale dipende in gran parte dall'incoraggiamento e dall'atteggiamento di chi ci sta accanto. Le persone con forti reti di supporto hanno molte più chance di guarire rispetto a coloro i cui problemi passano inosservati, o vengono ignorati o minimizzati. Alla luce di ciò, sensibilizzare la comunità in cui viviamo all'accettazione del problema, rafforzando al tempo stesso la capacità di riconoscere i segni di un potenziale problema e di prestare aiuto, è fondamentale.

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Questa esigenza è particolarmente pressante per chi – genitori, insegnanti, animatori giovanili e allenatori sportivi – vive e lavora a stretto contatto con i giovani. I problemi di salute mentale tendono a manifestarsi precocemente, spesso durante l'adolescenza o all'inizio dell'età adulta, una fase critica dello sviluppo, in cui le persone concludono il proprio percorso scolastico, fanno il primo ingresso nel mondo del lavoro, cominciano relazioni importanti e sviluppano abitudini legate alla salute. Senza un forte sistema di supporto, i disturbi di natura mentale possono interrompere questo sviluppo, danneggiando le prospettive future di coloro che ne sono colpiti.

Malgrado la rapida espansione del nostro corso abbia contribuito a migliorare la situazione in molte comunità, c'è ancora molto da fare. Nel breve termine, tutti i paesi sviluppati dovrebbero porsi come obiettivo una quota di partecipazione pari all'1% della popolazione, come è avvenuto in Australia.

Nel più lungo termine, invece, si dovrebbe puntare a uguagliare il numero dei partecipanti ai corsi di pronto soccorso tradizionali. Negli ultimi tre anni, l'11% della popolazione australiana ha completato un corso di questo tipo, anche perché per alcune categorie di professionisti, come gli assistenti all'infanzia, è diventato un requisito indispensabile. Richiedere a chi svolge professioni "sensibili" – come gli insegnanti di scuola superiore, gli infermieri e gli agenti di polizia – di frequentare un corso di pronto soccorso per la salute mentale aumenterebbe significativamente il livello di partecipazione, allargando così la rete di supporto per chi è alle prese con questi problemi.

Una preparazione di questo tipo assume un'importanza ancora maggiore nel mondo in via di sviluppo, data la limitata disponibilità di professionisti della salute mentale. Un progetto pilota nell'India rurale ha evidenziato che questo approccio risponde efficacemente ai bisogni delle comunità più povere.

Sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo il problema ha una portata troppo vasta per essere demandato esclusivamente ai professionisti del settore. Per questo, sarebbe opportuno che ognuno di noi fosse dotato delle capacità e degli strumenti necessari per proteggere e migliorare la salute mentale propria e di quanti lo circondano.

Traduzione di Federica Frasca

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