BOSTON/GINEVRA – In un’era di rapida innovazione tecnologica, è vergognoso che circa due milioni di persone debbano morire quest’anno a causa della tubercolosi perché sono troppo poveri per permettersi le cure. Di certo, il motivo principale per cui la tubercolosi continua a mietere vittime è semplice: è l’indifferenza.
Quest’indifferenza proviene dall’illusione letale che la tubercolosi sia una malattia del passato; un’illusione che continua ad essere diffusa sebbene 10,4 milioni di persone abbiano contratto la malattia nel 2016. In effetti, i pazienti affetti da tubercolosi non sono generalmente in grado di attirare l’attenzione globale e, sebbene la malattia possa colpire chiunque, affligge in modo sproporzionato le popolazioni emarginate e vulnerabili in luoghi come i campi rifugiati, le baraccopoli e le prigioni.
Un’altra illusione è che ci siano diverse cure per contrastare la tubercolosi nonostante il suo continuo mutamento. Ma la tubercolosi multiresistente ai medicinali rappresenta una minaccia seria. A volte viene definita come “ebola con le ali”. Ma se da un lato i due patogeni hanno un tasso di mortalità simile, dall’altro la tubercolosi multiresistente ai medicinali è trasmessa per via aerea e si diffonde molto più facilmente. Le cure esistenti contro questo tipo di tubercolosi comprendono un regime di medicinali tossici (alcuni dei quali richiedono dolorose iniezioni quotidiane) che possono durare fino a due anni.
Le opzioni delle cure contro la tubercolosi non sono aumentate nel corso dei decenni. Mentre la ricerca e lo sviluppo contro l’HIV/AIDS e l’epatite C continuano a produrre risultati, la ricerca e lo sviluppo contro la tubercolosi sono rimaste indietro.
Ma non è tutto. Negli ultimi quattro anni le cure contro la tubercolosi avrebbero dovuto essere rivoluzionate. Dopo cinquant’anni senza lo sviluppo di alcun farmaco contro la tubercolosi, due medicinali, la bedaquilina e il delamanid, sono stati approvati in rapida successione, il che avrebbe dovuto rappresentare un momento storico nella lotta contro questa malattia, in particolar modo per i pazienti colpiti da forme resistenti di TBC.
Ci si sarebbe quindi aspettati che un’ampia coalizione di autorità sanitarie, prestatori di assistenza sanitaria, enti di normazione e produttori di farmaci sarebbe accorsa in aiuto dei pazienti più bisognosi di questi medicinali. Ma la risposta non è stata affatto questa.
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Per contro, i nuovi farmaci sono rimasti sugli scaffali a prendere polvere. Dall’approvazione del loro uso, un misero 5% dei pazienti bisognosi hanno beneficiato di questi medicinali. Le ultime cifre legate al delamanid, in particolar modo, sono sconcertanti, ovvero dopo quattro anni, solo 1,247 pazienti a livello mondiale sono stati curati con questo farmaco.
Conosciamo questi dati perché molti di questi pazienti sono stati curati con nostri programmi e in paesi dove Medici senza frontiere e Partners in Health hanno incoraggiato la registrazione e l’uso di questi nuovi farmaci. Con il sostegno di Unitaid, che convoglia i fondi da un’indolore tassa aeroportuale verso problemi sanitari trascurati che affliggono i poveri, abbiamo lanciato l’iniziativa per eliminare la tubercolosi al fine di accelerare l’utilizzo di questi nuovi farmaci in 17 paesi che si trovano ad affrontare epidemie di tubercolosi.
E’ una situazione triste quando le organizzazioni non governative (invece dei governi) le istituzioni accademiche e le aziende framaceutiche devono incoraggiare l’uso di nuovi farmaci disponibili. Noi ci siamo mossi perché i programmi nazionali contro la TBC, oltre ad essere a corto di risorse, tendono ad essere conservatori rispetto all’adozione di nuove cure. Inoltre, i produttori farmaceutici hanno pochi incentivi a commercializzare i loro farmaci nel mercato dei paesi poveri.
Le prove che abbiamo raccolto finora indicano che quando i nuovi farmaci vengono utilizzati, i pazienti affetti da una forma resistente di TBC hanno maggiori probabilità di recupero e spesso con tempi più rapidi. Vista l’entità della crisi globale legata alla TBC, il lavoro dell’iniziativa volta a eliminare la malattia è una goccia nell’oceano. Tuttavia lascia intravedere uno spiraglio in un contesto generale di risposte assenti, e più specificatamente, in un contesto vergognoso privo di una volontà politica, dell’immaginazione e dell’urgenza che lascia morire milioni di persone sotto gli occhi della nostra generazione.
Il prossimo settembre le Nazioni Unite ospiteranno il primo incontro di alto livello sulla crisi legata alla TBC. Gli stati membri delle Nazioni Unite dovrebbero usare quest’occasione per impegnarsi in un aumento radicale dei fondi ai programmi contro la TBC a livello mondiale, e per sostenere una revisione del modello di ricerca e sviluppo che si è rilevato inadeguato per gli scopi prefissati. In caso contrario, quest’evento sarà ricordato come l’ennesimo incontro senza significato che ha lasciato decine di migliaia di persone sofferenti nelle grinfie dell’infezione più letale al mondo.
Nello specifico, ciò di cui avremmo bisogno sono delle modalità più semplici, veloci ed economiche di testare e curare la TBC in particolar modo in luoghi remoti e impoveriti. Abbiamo bisogno di strumenti migliori innanzitutto per prevenire le infezioni in atto e per eliminare le infezioni latenti prima che finiscano per uccidere i pazienti. Ovviamente avremmo bisogno di una pipeline di farmaci solida per contrastare la TBC e le sue forme più resistenti.
Nel frattempo, i governi dei paesi affetti da epidemie di TBC dovrebbero utilizzare gli strumenti già disponibili impegnandosi ancor di più per fare in modo che le nuove cure, come la bedaquilina e il delamanid, vengano resi disponibili a chi ne ha bisogno.
Un incontro delle Nazioni Uniti è un’ottima opportunità per fare qualche progresso. Anche se non riuscirà a risolvere la crisi della TBC dall’oggi al domani, è comunque un’occasione per elevare il problema della TBC allo status riconosciuto di “emergenza per la salute pubblica di preoccupazione internazionale” dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità come è stato fatto a seguito dei focolai dell’ebola e del virus zika.
L’urgenza della crisi della TBC è ben nota ai medici specialisti e senza dubbio ai pazienti e alle loro famiglie. Le cure standard non sono attualmente adeguate e milioni di persone sono tacitamente a rischio infezione, mentre molti sono già affetti dalla malattia. Nel ventunesimo secolo questo dovrebbe essere fonte di una profonda vergogna per tutti noi.
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World order is a matter of degree: it varies over time, depending on technological, political, social, and ideological factors that can affect the global distribution of power and influence norms. It can be radically altered both by broader historical trends and by a single major power's blunders.
examines the role of evolving power dynamics and norms in bringing about stable arrangements among states.
Donald Trump has left no doubt that he wants to build an authoritarian, illiberal world order based on traditional spheres of influence and agreements with other illiberal leaders. The only role that the European Union plays in his script is an obstacle that must be pushed aside.
warns that the European Union has no place in Donald Trump’s illiberal worldview.
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BOSTON/GINEVRA – In un’era di rapida innovazione tecnologica, è vergognoso che circa due milioni di persone debbano morire quest’anno a causa della tubercolosi perché sono troppo poveri per permettersi le cure. Di certo, il motivo principale per cui la tubercolosi continua a mietere vittime è semplice: è l’indifferenza.
Quest’indifferenza proviene dall’illusione letale che la tubercolosi sia una malattia del passato; un’illusione che continua ad essere diffusa sebbene 10,4 milioni di persone abbiano contratto la malattia nel 2016. In effetti, i pazienti affetti da tubercolosi non sono generalmente in grado di attirare l’attenzione globale e, sebbene la malattia possa colpire chiunque, affligge in modo sproporzionato le popolazioni emarginate e vulnerabili in luoghi come i campi rifugiati, le baraccopoli e le prigioni.
Un’altra illusione è che ci siano diverse cure per contrastare la tubercolosi nonostante il suo continuo mutamento. Ma la tubercolosi multiresistente ai medicinali rappresenta una minaccia seria. A volte viene definita come “ebola con le ali”. Ma se da un lato i due patogeni hanno un tasso di mortalità simile, dall’altro la tubercolosi multiresistente ai medicinali è trasmessa per via aerea e si diffonde molto più facilmente. Le cure esistenti contro questo tipo di tubercolosi comprendono un regime di medicinali tossici (alcuni dei quali richiedono dolorose iniezioni quotidiane) che possono durare fino a due anni.
Le opzioni delle cure contro la tubercolosi non sono aumentate nel corso dei decenni. Mentre la ricerca e lo sviluppo contro l’HIV/AIDS e l’epatite C continuano a produrre risultati, la ricerca e lo sviluppo contro la tubercolosi sono rimaste indietro.
Ma non è tutto. Negli ultimi quattro anni le cure contro la tubercolosi avrebbero dovuto essere rivoluzionate. Dopo cinquant’anni senza lo sviluppo di alcun farmaco contro la tubercolosi, due medicinali, la bedaquilina e il delamanid, sono stati approvati in rapida successione, il che avrebbe dovuto rappresentare un momento storico nella lotta contro questa malattia, in particolar modo per i pazienti colpiti da forme resistenti di TBC.
Ci si sarebbe quindi aspettati che un’ampia coalizione di autorità sanitarie, prestatori di assistenza sanitaria, enti di normazione e produttori di farmaci sarebbe accorsa in aiuto dei pazienti più bisognosi di questi medicinali. Ma la risposta non è stata affatto questa.
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Per contro, i nuovi farmaci sono rimasti sugli scaffali a prendere polvere. Dall’approvazione del loro uso, un misero 5% dei pazienti bisognosi hanno beneficiato di questi medicinali. Le ultime cifre legate al delamanid, in particolar modo, sono sconcertanti, ovvero dopo quattro anni, solo 1,247 pazienti a livello mondiale sono stati curati con questo farmaco.
Conosciamo questi dati perché molti di questi pazienti sono stati curati con nostri programmi e in paesi dove Medici senza frontiere e Partners in Health hanno incoraggiato la registrazione e l’uso di questi nuovi farmaci. Con il sostegno di Unitaid, che convoglia i fondi da un’indolore tassa aeroportuale verso problemi sanitari trascurati che affliggono i poveri, abbiamo lanciato l’iniziativa per eliminare la tubercolosi al fine di accelerare l’utilizzo di questi nuovi farmaci in 17 paesi che si trovano ad affrontare epidemie di tubercolosi.
E’ una situazione triste quando le organizzazioni non governative (invece dei governi) le istituzioni accademiche e le aziende framaceutiche devono incoraggiare l’uso di nuovi farmaci disponibili. Noi ci siamo mossi perché i programmi nazionali contro la TBC, oltre ad essere a corto di risorse, tendono ad essere conservatori rispetto all’adozione di nuove cure. Inoltre, i produttori farmaceutici hanno pochi incentivi a commercializzare i loro farmaci nel mercato dei paesi poveri.
Le prove che abbiamo raccolto finora indicano che quando i nuovi farmaci vengono utilizzati, i pazienti affetti da una forma resistente di TBC hanno maggiori probabilità di recupero e spesso con tempi più rapidi. Vista l’entità della crisi globale legata alla TBC, il lavoro dell’iniziativa volta a eliminare la malattia è una goccia nell’oceano. Tuttavia lascia intravedere uno spiraglio in un contesto generale di risposte assenti, e più specificatamente, in un contesto vergognoso privo di una volontà politica, dell’immaginazione e dell’urgenza che lascia morire milioni di persone sotto gli occhi della nostra generazione.
Il prossimo settembre le Nazioni Unite ospiteranno il primo incontro di alto livello sulla crisi legata alla TBC. Gli stati membri delle Nazioni Unite dovrebbero usare quest’occasione per impegnarsi in un aumento radicale dei fondi ai programmi contro la TBC a livello mondiale, e per sostenere una revisione del modello di ricerca e sviluppo che si è rilevato inadeguato per gli scopi prefissati. In caso contrario, quest’evento sarà ricordato come l’ennesimo incontro senza significato che ha lasciato decine di migliaia di persone sofferenti nelle grinfie dell’infezione più letale al mondo.
Nello specifico, ciò di cui avremmo bisogno sono delle modalità più semplici, veloci ed economiche di testare e curare la TBC in particolar modo in luoghi remoti e impoveriti. Abbiamo bisogno di strumenti migliori innanzitutto per prevenire le infezioni in atto e per eliminare le infezioni latenti prima che finiscano per uccidere i pazienti. Ovviamente avremmo bisogno di una pipeline di farmaci solida per contrastare la TBC e le sue forme più resistenti.
Nel frattempo, i governi dei paesi affetti da epidemie di TBC dovrebbero utilizzare gli strumenti già disponibili impegnandosi ancor di più per fare in modo che le nuove cure, come la bedaquilina e il delamanid, vengano resi disponibili a chi ne ha bisogno.
Un incontro delle Nazioni Uniti è un’ottima opportunità per fare qualche progresso. Anche se non riuscirà a risolvere la crisi della TBC dall’oggi al domani, è comunque un’occasione per elevare il problema della TBC allo status riconosciuto di “emergenza per la salute pubblica di preoccupazione internazionale” dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità come è stato fatto a seguito dei focolai dell’ebola e del virus zika.
L’urgenza della crisi della TBC è ben nota ai medici specialisti e senza dubbio ai pazienti e alle loro famiglie. Le cure standard non sono attualmente adeguate e milioni di persone sono tacitamente a rischio infezione, mentre molti sono già affetti dalla malattia. Nel ventunesimo secolo questo dovrebbe essere fonte di una profonda vergogna per tutti noi.
Traduzione di Marzia Pecorari