WASHINGTON, DC – Le relazioni tra gli Stati Uniti e gran parte dell’America Latina si stanno riprendendo dopo aver toccato il fondo con l’ex presidente americano Donald Trump. Pur concentrandosi sulla crisi migratoria in America centrale, l’amministrazione del presidente Joe Biden non deve perdere l’occasione di guidare l’azione climatica che serve urgentemente per contribuire a ricostruire la regione dopo la pandemia.
Data l’entità del collasso economico dell’America Latina nel 2020 – la sua contrazione del Pil del 7,4% è stata la peggiore di qualsiasi regione – la maggior parte dei suoi leader nazionali non si è soffermata molto sul cambiamento climatico. Argentina, Messico e Perù devono ancora indirizzare un solo dollaro di fondi per la ripresa nella riduzione delle emissioni di gas serra e dell’inquinamento atmosferico, secondo l’Oxford University Economic Recovery Project. Ingenti somme sono, invece, andate alle industrie dei combustibili fossili della regione.
Oggi, mentre l’America Latina avanza lentamente verso la ripresa, è fondamentale che i governi della regione allineino le loro strategie di ricostruzione ai loro impegni nell’ambito dell’accordo di Parigi sul clima del 2015. Gli Stati Uniti potrebbero far sì che ciò accada.
Per limitare il riscaldamento globale di questo secolo a meno di 1,5 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali, i paesi dell’America Latina, insieme al resto del mondo, devono dimezzare le emissioni di gas effetto serra entro il 2030 e raggiungere zero emissioni nette entro il 2050. Anche se si tratta di un’impresa difficile, disponiamo di tutta la tecnologia necessaria. Le ampie fonti di energia rinnovabile della regione, insieme all’elettrificazione dei trasporti, potrebbero in gran parte sostituire la dipendenza dai combustibili fossili, che rappresentavano la maggior parte delle emissioni di gas serra dell’America Latina nel 2018. Questa transizione ridurrebbe l’inquinamento atmosferico e attirerebbe gli investimenti necessari per contribuire a invertire l’aumento della disoccupazione e della povertà registrato nell’ultimo anno.
Il settore delle energie rinnovabili dell’America latina sta già crescendo rapidamente, e accelerare la transizione green guiderebbe la ripresa economica. Gli economisti affermano che entro il 2030 la regione potrebbe attrarre 432 miliardi di dollari in investimenti nelle energie rinnovabili, esclusa l’energia idroelettrica, risparmiando così miliardi sulle importazioni di petrolio e gas e sulla spesa sanitaria legata all’aria inquinata.
Ma allineare il settore energetico dell’America Latina agli obiettivi dell’accordo di Parigi sul clima sarà difficile senza il sostegno degli Stati Uniti. Le società energetiche private e statali impegnate nella produzione di petrolio e gas restano influenti, come si evince dall’ampia quota di spesa di stimolo allocata a tali settori in Argentina, Colombia e Messico. Al contrario, le limitate risorse economiche nazionali prevedono pochi fondi per gli autobus elettrici o per le stazioni di ricarica per potenziare l’utilizzo di veicoli elettrici.
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Puntando sull’energia rinnovabile in America Latina, gli Stati Uniti potrebbero modificare radicalmente la posizione energetica della regione. E i leader regionali riconoscono come la cooperazione sul cambiamento climatico rappresenti un buon modo per rafforzare i legami con l’amministrazione Biden. Il presidente argentino Alberto Fernández, il presidente colombiano Iván Duque e la ministra cilena dell’Ambiente Carolina Schmidt hanno già parlato con l’inviato speciale della Casa Bianca per il clima, John Kerry.
A differenza degli Stati Uniti, il cambiamento climatico non è una questione di parte in America Latina, dove i sondaggi dimostrano che il 90 per cento dei cittadini lo considera una seria minaccia. La conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2019, COP25, si è svolta sotto gli auspici del governo cileno e diversi paesi della regione hanno rispettato la scadenza di dicembre 2020 per aggiornare le promesse fatte in termini di riduzione delle emissioni nell’ambito dell’accordo di Parigi.
Il Summit dei leader sul clima di Biden del 22-23 aprile sarà un’opportunità per evidenziare le politiche climatiche di Barbados, Cile, Colombia, Costa Rica e Giamaica. Allo stesso tempo, Biden può spingere i principali responsabili delle emissioni di gas serra della regione, Brasile, Messico e Argentina, a fare di più per allineare i loro piani di recupero agli obiettivi di Parigi ed evitare ulteriori programmi di salvataggio per il settore dei combustibili fossili.
Biden potrebbe anche utilizzare il summit per spiegare in che modo gli Stati Uniti elimineranno gradualmente sia i sussidi nazionali ai combustibili fossili che il finanziamento della produzione di combustibili fossili all’estero. Riconoscendo i costi sociali ed economici di questa transizione, Biden potrebbe offrire una serie di incentivi per investire nelle energie rinnovabili, tra cui un aumento significativo dei finanziamenti per le energie rinnovabili da parte della US Export-Import Bank e della International Development Finance Corporation (DFC). Questi investimenti andrebbero ad aggiungersi ai prestiti analoghi elargiti dalla Inter-American Development Bank.
Incentivando l’energia rinnovabile in America Latina, gli Stati Uniti potrebbero espandere la propria partecipazione in uno dei settori più dinamici del mondo. La DFC si colloca attualmente al quinto posto nel finanziamento delle energie rinnovabili in America Latina, dietro al Banco Santander spagnolo e alla banca tedesca KfW. L’italiana Enel, l’inglese Actis e la brasiliana Omega sono i maggiori operatori eolici e solari della regione, con l’AES con sede negli Stati Uniti al settimo posto. La Cina è il principale fornitore di tecnologia solare della regione, e i due maggiori fornitori di turbine eoliche sono europei, molto più avanti del terzo posto di General Electric.
L’amministrazione Biden riconosce questa opportunità. Negli ordini esecutivi Biden ha identificato la lotta al cambiamento climatico come una componente essenziale della politica estera e della sicurezza nazionale degli Stati Uniti e ha promesso una collaborazione internazionale per guidare il capitale verso l’energia pulita e lontano dai combustibili fossili, in particolare nei paesi in via di sviluppo.
Per l’America Latina non c’è tempo da perdere. Finora, la politica regionale di Biden è stata comprensibilmente dominata dal caos al confine tra Stati Uniti e Messico – una crisi che ha origine in El Salvador, Guatemala e Honduras. Gli Stati Uniti devono ora continuare a sostenere questa regione cruciale e sfruttare al meglio la buona volontà che Biden ha costruito lì durante la sua carriera. È incoraggiante che due alti funzionari dell’amministrazione americana si siano recentemente recati in Sud America per parlare in particolare di questioni climatiche e ambientali.
Senza il sostegno di alleati di spicco come gli Stati Uniti, l’America Latina farà fatica a procedere con una transizione verso l’energia pulita, soprattutto se punta a sostenere le industrie petrolifere e del gas nel tentativo di riprendersi dalla pandemia. In alternativa, gli incentivi e l’impegno diplomatico degli Stati Uniti potrebbero accelerare una trasformazione green in grado di offrire sia all’America Latina che agli Stati Uniti enormi opportunità sociali ed economiche.
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WASHINGTON, DC – Le relazioni tra gli Stati Uniti e gran parte dell’America Latina si stanno riprendendo dopo aver toccato il fondo con l’ex presidente americano Donald Trump. Pur concentrandosi sulla crisi migratoria in America centrale, l’amministrazione del presidente Joe Biden non deve perdere l’occasione di guidare l’azione climatica che serve urgentemente per contribuire a ricostruire la regione dopo la pandemia.
Data l’entità del collasso economico dell’America Latina nel 2020 – la sua contrazione del Pil del 7,4% è stata la peggiore di qualsiasi regione – la maggior parte dei suoi leader nazionali non si è soffermata molto sul cambiamento climatico. Argentina, Messico e Perù devono ancora indirizzare un solo dollaro di fondi per la ripresa nella riduzione delle emissioni di gas serra e dell’inquinamento atmosferico, secondo l’Oxford University Economic Recovery Project. Ingenti somme sono, invece, andate alle industrie dei combustibili fossili della regione.
Oggi, mentre l’America Latina avanza lentamente verso la ripresa, è fondamentale che i governi della regione allineino le loro strategie di ricostruzione ai loro impegni nell’ambito dell’accordo di Parigi sul clima del 2015. Gli Stati Uniti potrebbero far sì che ciò accada.
Per limitare il riscaldamento globale di questo secolo a meno di 1,5 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali, i paesi dell’America Latina, insieme al resto del mondo, devono dimezzare le emissioni di gas effetto serra entro il 2030 e raggiungere zero emissioni nette entro il 2050. Anche se si tratta di un’impresa difficile, disponiamo di tutta la tecnologia necessaria. Le ampie fonti di energia rinnovabile della regione, insieme all’elettrificazione dei trasporti, potrebbero in gran parte sostituire la dipendenza dai combustibili fossili, che rappresentavano la maggior parte delle emissioni di gas serra dell’America Latina nel 2018. Questa transizione ridurrebbe l’inquinamento atmosferico e attirerebbe gli investimenti necessari per contribuire a invertire l’aumento della disoccupazione e della povertà registrato nell’ultimo anno.
Il settore delle energie rinnovabili dell’America latina sta già crescendo rapidamente, e accelerare la transizione green guiderebbe la ripresa economica. Gli economisti affermano che entro il 2030 la regione potrebbe attrarre 432 miliardi di dollari in investimenti nelle energie rinnovabili, esclusa l’energia idroelettrica, risparmiando così miliardi sulle importazioni di petrolio e gas e sulla spesa sanitaria legata all’aria inquinata.
Ma allineare il settore energetico dell’America Latina agli obiettivi dell’accordo di Parigi sul clima sarà difficile senza il sostegno degli Stati Uniti. Le società energetiche private e statali impegnate nella produzione di petrolio e gas restano influenti, come si evince dall’ampia quota di spesa di stimolo allocata a tali settori in Argentina, Colombia e Messico. Al contrario, le limitate risorse economiche nazionali prevedono pochi fondi per gli autobus elettrici o per le stazioni di ricarica per potenziare l’utilizzo di veicoli elettrici.
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A differenza degli Stati Uniti, il cambiamento climatico non è una questione di parte in America Latina, dove i sondaggi dimostrano che il 90 per cento dei cittadini lo considera una seria minaccia. La conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2019, COP25, si è svolta sotto gli auspici del governo cileno e diversi paesi della regione hanno rispettato la scadenza di dicembre 2020 per aggiornare le promesse fatte in termini di riduzione delle emissioni nell’ambito dell’accordo di Parigi.
Il Summit dei leader sul clima di Biden del 22-23 aprile sarà un’opportunità per evidenziare le politiche climatiche di Barbados, Cile, Colombia, Costa Rica e Giamaica. Allo stesso tempo, Biden può spingere i principali responsabili delle emissioni di gas serra della regione, Brasile, Messico e Argentina, a fare di più per allineare i loro piani di recupero agli obiettivi di Parigi ed evitare ulteriori programmi di salvataggio per il settore dei combustibili fossili.
Biden potrebbe anche utilizzare il summit per spiegare in che modo gli Stati Uniti elimineranno gradualmente sia i sussidi nazionali ai combustibili fossili che il finanziamento della produzione di combustibili fossili all’estero. Riconoscendo i costi sociali ed economici di questa transizione, Biden potrebbe offrire una serie di incentivi per investire nelle energie rinnovabili, tra cui un aumento significativo dei finanziamenti per le energie rinnovabili da parte della US Export-Import Bank e della International Development Finance Corporation (DFC). Questi investimenti andrebbero ad aggiungersi ai prestiti analoghi elargiti dalla Inter-American Development Bank.
Incentivando l’energia rinnovabile in America Latina, gli Stati Uniti potrebbero espandere la propria partecipazione in uno dei settori più dinamici del mondo. La DFC si colloca attualmente al quinto posto nel finanziamento delle energie rinnovabili in America Latina, dietro al Banco Santander spagnolo e alla banca tedesca KfW. L’italiana Enel, l’inglese Actis e la brasiliana Omega sono i maggiori operatori eolici e solari della regione, con l’AES con sede negli Stati Uniti al settimo posto. La Cina è il principale fornitore di tecnologia solare della regione, e i due maggiori fornitori di turbine eoliche sono europei, molto più avanti del terzo posto di General Electric.
L’amministrazione Biden riconosce questa opportunità. Negli ordini esecutivi Biden ha identificato la lotta al cambiamento climatico come una componente essenziale della politica estera e della sicurezza nazionale degli Stati Uniti e ha promesso una collaborazione internazionale per guidare il capitale verso l’energia pulita e lontano dai combustibili fossili, in particolare nei paesi in via di sviluppo.
Per l’America Latina non c’è tempo da perdere. Finora, la politica regionale di Biden è stata comprensibilmente dominata dal caos al confine tra Stati Uniti e Messico – una crisi che ha origine in El Salvador, Guatemala e Honduras. Gli Stati Uniti devono ora continuare a sostenere questa regione cruciale e sfruttare al meglio la buona volontà che Biden ha costruito lì durante la sua carriera. È incoraggiante che due alti funzionari dell’amministrazione americana si siano recentemente recati in Sud America per parlare in particolare di questioni climatiche e ambientali.
Senza il sostegno di alleati di spicco come gli Stati Uniti, l’America Latina farà fatica a procedere con una transizione verso l’energia pulita, soprattutto se punta a sostenere le industrie petrolifere e del gas nel tentativo di riprendersi dalla pandemia. In alternativa, gli incentivi e l’impegno diplomatico degli Stati Uniti potrebbero accelerare una trasformazione green in grado di offrire sia all’America Latina che agli Stati Uniti enormi opportunità sociali ed economiche.
Traduzione di Simona Polverino