WASHINGTON, DC – Le infrastrutture fisiche hanno un ruolo fondamentale da svolgere nel sostenere la ripresa post-pandemia e nel gettare le basi a lungo termine per uno sviluppo verde, resiliente e inclusivo. Un numero crescente di prove evidenzia il loro contributo a una vasta serie di indicatori di sviluppo, tra cui occupazione, produttività, reddito, disuguaglianza, commercio e formazione di capitale umano.
Anche prima della pandemia di COVID-19, gli investmenti in infrastrutture erano ben al di sotto dei livelli necessari a raggiungere gli obiettivi di sviluppo globale. E dopo la pandemia, la spesa è stata ulteriormente ridotta. Mentre molte economie sviluppate hanno implementato pacchetti di incentivi per sostenere la ripresa economica – spesso con componenti infrastrutturali – gli stati più poveri del mondo non dispongono dello spazio fiscale per tali misure. L’ultimo vertice del G7 ha evidenziato questo problema, poiché i leader hanno chiesto maggiori sforzi per finanziare lo sviluppo delle infrastrutture nei paesi a basso e medio reddito (low- and middle-income countries – “LMIC”).
Per massimizzare il contributo delle infrastrutture alla ripresa economica globale e sostenere una crescita verde, resiliente e inclusiva, è necessario incanalare ulteriori investimenti in programmi efficaci. Emergono quattro imperativi.
Per cominciare, il raggiungimento degli obiettivi climatici globali richiede un’ondata di investimenti senza precedenti in infrastrutture verdi. I sistemi energetici e di trasporto insieme costituiscono circa i due terzi delle emissioni globali di anidride carbonica, e gli LMIC rappresenteranno gran parte del previsto aumento delle emissioni nei prossimi anni. Investimenti in elettricità rinnovabile, efficienza energetica, infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici, sistemi di trasporto urbano rispettosi del clima, e catene emergenti di approvvigionamento di idrogeno verde sono opzioni convenienti che contemporaneamente riducono le emissioni di CO2 e creano posti di lavoro. Parallelamente a questi nuovi investimenti in infrastrutture verdi, sarà necessario capitale aggiuntivo per sostenere il ritiro accelerato delle centrali a carbone.
In secondo luogo, devono essere definiti nuovi progetti per promuovere la resilienza economica e sociale alle condizioni meteorologiche estreme e ad altri shock esterni. Il cambiamento climatico sta già causando gravi danni alle infrastrutture esistenti. Ad esempio, a gennaio, la Tempesta Tropicale Ana ha fatto fuori circa la metà della scarsa capacità di generazione di energia del Malawi. Il mese successivo, un’eruzione vulcanica e uno tsunami hanno disconnesso il cavo Internet sottomarino di Tonga.
Access every new PS commentary, our entire On Point suite of subscriber-exclusive content – including Longer Reads, Insider Interviews, Big Picture/Big Question, and Say More – and the full PS archive.
Subscribe Now
Tali danni diretti alle infrastrutture sono già valutati in circa 18 miliardi di dollari all’anno. Il miglioramento della resilienza delle infrastrutture aggiungerebbe solo pochi punti percentuali alle esigenze di investimento esistenti, ma i vantaggi previsti superano i costi in un rapporto di quattro a uno.
Nonostante l’esperienza di Tonga, le infrastrutture digitali sono fondamentali per rendere intere società più resilienti alle crisi. Durante la pandemia, il numero di utenti Internet a livello globale ha fatto un balzo di 800 milioni, e il traffico dati nelle economie emergenti è aumentato del 25-50% poiché sempre più attività si sono spostate online. Le applicazioni digitali che supportano la fornitura di servizi online e il lavoro a distanza hanno consentito alle aziende e ai governi di continuare a operare.
Il terzo imperativo è investire in infrastrutture sostenibili che promuovano l’inclusione sociale e affrontino le diverse dimensioni della disuguaglianza. Nonostante l’impennata delle connessioni digitali durante la pandemia, dal 2021, 2,9 miliardi di persone rimangono offline, di cui oltre il 50% della popolazione nei LMIC e fino all’ 81% nei paesi meno sviluppati. Permangono anche sostanziali disparità tra aree urbane e rurali, e tra uomini e donne in alcune parti del mondo.
Questo divario digitale ha portato a gravi disuguaglianze nei risultati dello sviluppo. Secondo l’ UNICEF, la mancanza di accesso alle tecnologie pertinenti ha impedito ad almeno 463 milioni di scolari di tutto il mondo, il 31%, di partecipare all’apprendimento digitale e in remoto durante la pandemia. Solo il 6% dei bambini dell’Africa subsahariana è stato raggiunto da programmi di apprendimento a distanza basati su Internet.
Infine, l’effetto complessivo delle infrastrutture fisiche sullo sviluppo dipende dal modo in cui gli investimenti sono coordinati tra loro e integrati da misure politiche di sostegno. In tutta l’Africa, i corridoi stradali regionali sono fondamentali per il commercio intracontinentale. Ad esempio, un aggiornamento del corridoio Lagos-Abidjan potrebbe produrre sostanziali benefici economici per i paesi lungo la costa dell’Africa occidentale. Ma un camionista che effettua il viaggio oggi può aspettarsi di trascorrere 160 ore ai valichi di frontiera. I vantaggi dell’adeguamento stradale potrebbero essere raddoppiati se si snellissero anche le formalità di frontiera.
Diverse tipologie di infrastrutture possono aumentare i vantaggi di altre. Nelle fragili regioni dell’Africa rurale, gli investimenti nelle strade rurali hanno accelerato il passaggio dei lavoratori dall’agricoltura di sussistenza a lavori con salari più elevati nel settore manifatturiero e dei servizi. Ma l’impatto economico delle strade può essere molte volte maggiore nelle comunità in cui è disponibile anche l’elettricità.
Le infrastrutture possono contribuire molto alla ripresa post-pandemia e allo sviluppo verde, resiliente e inclusivo a lungo termine, specialmente nei LMIC, dove la necessità di investimenti è particolarmente urgente. Soddisfare questa esigenza sarà una sfida difficile, ma che può anche trasformarsi in un’opportunità per tutti.
To have unlimited access to our content including in-depth commentaries, book reviews, exclusive interviews, PS OnPoint and PS The Big Picture, please subscribe
World order is a matter of degree: it varies over time, depending on technological, political, social, and ideological factors that can affect the global distribution of power and influence norms. It can be radically altered both by broader historical trends and by a single major power's blunders.
examines the role of evolving power dynamics and norms in bringing about stable arrangements among states.
Donald Trump has left no doubt that he wants to build an authoritarian, illiberal world order based on traditional spheres of influence and agreements with other illiberal leaders. The only role that the European Union plays in his script is an obstacle that must be pushed aside.
warns that the European Union has no place in Donald Trump’s illiberal worldview.
Log in/Register
Please log in or register to continue. Registration is free.
WASHINGTON, DC – Le infrastrutture fisiche hanno un ruolo fondamentale da svolgere nel sostenere la ripresa post-pandemia e nel gettare le basi a lungo termine per uno sviluppo verde, resiliente e inclusivo. Un numero crescente di prove evidenzia il loro contributo a una vasta serie di indicatori di sviluppo, tra cui occupazione, produttività, reddito, disuguaglianza, commercio e formazione di capitale umano.
Eppure, in gran parte del mondo in via di sviluppo, le infrastrutture restano terribilmente inadeguate. Circa un miliardo di persone vive a più di un miglio da strade percorribili, 760 milioni sono prive di elettricità in casa, e 450 milioni vivono fuori dalla portata di segnali a banda larga. Anche quando questi servizi sono disponibili, sono spesso irregolari e insostenibili. Le interruzioni causate da infrastrutture inaffidabili costano agli individui e alle aziende centinaia di miliardi di dollari all’anno, e i paesi più poveri e fragili del mondo hanno i servizi più costosi per banda larga, elettricità, e trasporti.
Anche prima della pandemia di COVID-19, gli investmenti in infrastrutture erano ben al di sotto dei livelli necessari a raggiungere gli obiettivi di sviluppo globale. E dopo la pandemia, la spesa è stata ulteriormente ridotta. Mentre molte economie sviluppate hanno implementato pacchetti di incentivi per sostenere la ripresa economica – spesso con componenti infrastrutturali – gli stati più poveri del mondo non dispongono dello spazio fiscale per tali misure. L’ultimo vertice del G7 ha evidenziato questo problema, poiché i leader hanno chiesto maggiori sforzi per finanziare lo sviluppo delle infrastrutture nei paesi a basso e medio reddito (low- and middle-income countries – “LMIC”).
Per massimizzare il contributo delle infrastrutture alla ripresa economica globale e sostenere una crescita verde, resiliente e inclusiva, è necessario incanalare ulteriori investimenti in programmi efficaci. Emergono quattro imperativi.
Per cominciare, il raggiungimento degli obiettivi climatici globali richiede un’ondata di investimenti senza precedenti in infrastrutture verdi. I sistemi energetici e di trasporto insieme costituiscono circa i due terzi delle emissioni globali di anidride carbonica, e gli LMIC rappresenteranno gran parte del previsto aumento delle emissioni nei prossimi anni. Investimenti in elettricità rinnovabile, efficienza energetica, infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici, sistemi di trasporto urbano rispettosi del clima, e catene emergenti di approvvigionamento di idrogeno verde sono opzioni convenienti che contemporaneamente riducono le emissioni di CO2 e creano posti di lavoro. Parallelamente a questi nuovi investimenti in infrastrutture verdi, sarà necessario capitale aggiuntivo per sostenere il ritiro accelerato delle centrali a carbone.
In secondo luogo, devono essere definiti nuovi progetti per promuovere la resilienza economica e sociale alle condizioni meteorologiche estreme e ad altri shock esterni. Il cambiamento climatico sta già causando gravi danni alle infrastrutture esistenti. Ad esempio, a gennaio, la Tempesta Tropicale Ana ha fatto fuori circa la metà della scarsa capacità di generazione di energia del Malawi. Il mese successivo, un’eruzione vulcanica e uno tsunami hanno disconnesso il cavo Internet sottomarino di Tonga.
Introductory Offer: Save 30% on PS Digital
Access every new PS commentary, our entire On Point suite of subscriber-exclusive content – including Longer Reads, Insider Interviews, Big Picture/Big Question, and Say More – and the full PS archive.
Subscribe Now
Tali danni diretti alle infrastrutture sono già valutati in circa 18 miliardi di dollari all’anno. Il miglioramento della resilienza delle infrastrutture aggiungerebbe solo pochi punti percentuali alle esigenze di investimento esistenti, ma i vantaggi previsti superano i costi in un rapporto di quattro a uno.
Nonostante l’esperienza di Tonga, le infrastrutture digitali sono fondamentali per rendere intere società più resilienti alle crisi. Durante la pandemia, il numero di utenti Internet a livello globale ha fatto un balzo di 800 milioni, e il traffico dati nelle economie emergenti è aumentato del 25-50% poiché sempre più attività si sono spostate online. Le applicazioni digitali che supportano la fornitura di servizi online e il lavoro a distanza hanno consentito alle aziende e ai governi di continuare a operare.
Il terzo imperativo è investire in infrastrutture sostenibili che promuovano l’inclusione sociale e affrontino le diverse dimensioni della disuguaglianza. Nonostante l’impennata delle connessioni digitali durante la pandemia, dal 2021, 2,9 miliardi di persone rimangono offline, di cui oltre il 50% della popolazione nei LMIC e fino all’ 81% nei paesi meno sviluppati. Permangono anche sostanziali disparità tra aree urbane e rurali, e tra uomini e donne in alcune parti del mondo.
Questo divario digitale ha portato a gravi disuguaglianze nei risultati dello sviluppo. Secondo l’ UNICEF, la mancanza di accesso alle tecnologie pertinenti ha impedito ad almeno 463 milioni di scolari di tutto il mondo, il 31%, di partecipare all’apprendimento digitale e in remoto durante la pandemia. Solo il 6% dei bambini dell’Africa subsahariana è stato raggiunto da programmi di apprendimento a distanza basati su Internet.
Infine, l’effetto complessivo delle infrastrutture fisiche sullo sviluppo dipende dal modo in cui gli investimenti sono coordinati tra loro e integrati da misure politiche di sostegno. In tutta l’Africa, i corridoi stradali regionali sono fondamentali per il commercio intracontinentale. Ad esempio, un aggiornamento del corridoio Lagos-Abidjan potrebbe produrre sostanziali benefici economici per i paesi lungo la costa dell’Africa occidentale. Ma un camionista che effettua il viaggio oggi può aspettarsi di trascorrere 160 ore ai valichi di frontiera. I vantaggi dell’adeguamento stradale potrebbero essere raddoppiati se si snellissero anche le formalità di frontiera.
Diverse tipologie di infrastrutture possono aumentare i vantaggi di altre. Nelle fragili regioni dell’Africa rurale, gli investimenti nelle strade rurali hanno accelerato il passaggio dei lavoratori dall’agricoltura di sussistenza a lavori con salari più elevati nel settore manifatturiero e dei servizi. Ma l’impatto economico delle strade può essere molte volte maggiore nelle comunità in cui è disponibile anche l’elettricità.
Le infrastrutture possono contribuire molto alla ripresa post-pandemia e allo sviluppo verde, resiliente e inclusivo a lungo termine, specialmente nei LMIC, dove la necessità di investimenti è particolarmente urgente. Soddisfare questa esigenza sarà una sfida difficile, ma che può anche trasformarsi in un’opportunità per tutti.