Questa copertura mondiale ha richiamato l’attenzione su una sfida enorme che non farà altro che aumentare in termini di portata e serietà. In nessun luogo le misure di raffreddamento sono più urgenti che nelle nostre città, dove strade, edifici, industrie e veicoli potrebbero innalzare le temperature in modo catastrofico di 4° Celsius entro la fine del secolo, mettendo ad altissimo rischio soprattutto le persone più povere del mondo.
La ricerca di soluzioni è già in corso, ma deve prendere slancio. Alla Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (COP26) dello scorso anno, la Cool Coalition, una partnership di 120 organizzazioni, tra cui l’RMI (Rock Mountain Insitute), guidata dal Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite, ha pubblicato una guida completa al raffreddamento urbano sostenibile. E a Davos il mese scorso, la Cool Coalition e l’Adrienne Arsht-Rockefeller Foundation Resilience Center hanno lanciato l’ Heat Action Platform, una piattaforma online che consente a politici e pianificatori di identificare facilmente le soluzioni migliori per loro.
Per stare al passo con il problema, i leader locali dovranno adottare molte misure, inclusa una progettazione urbana più intelligente. Per portare aria fresca in città, i progettisti e gli sviluppatori possono orientare le strade e le altezze degli edifici in base ai venti prevalenti, e costrure con maggiore attenzione spazi verdi e blu in posizioni strategiche. Possono anche creare corridoi suburbani più ombreggiati per pedoni e ciclisti, e pianificare nuovi complessi urbani ad uso misto più diversificati che si prestano a sistemi di teleraffreddamento efficienti (e meno traffico automobilistico che emette calore).
Piantare più alberi nelle giungle di cemento potrebbe anche fare una differenza significativa. I parchi e le foreste urbane possono essere luoghi più freschi di almeno 7°C rispetto ai quartieri senza alberi, ed una strada fiancheggiata da alberi può essere 3°C più fresca di una senza. Le città, da Freetown e Atene a Melbourne e Milano, stanno già raccogliendo i benefici dell’utilizzo della natura urbana come sistema di raffreddamento – con cui è possibile migliorare anche la gestione delle acque piovane, assorbire l’anidride carbonica, aumentare la biodiversità, ed offrire attività ricreative.
Un’altra misura di buon senso è rifare la superficie delle nostre città in modo che diffondano il calore piuttosto che assorbirlo. La tipica strada asfaltata assorbe fino al 95% della luce solare che atterra su di essa, mentre strade e marciapiedi in cemento assorbono fino al 75%. Queste superfici roventi colpiscono soprattutto i lavoratori che operano all’aperto, coloro che non hanno un veicolo personale, e i poveri che vivono in quartieri dominati da tali materiali. Utilizzando materiali da costruzione di colore più chiaro che aumentano la riflettività di queste superfici di appena il 10%, possiamo ridurre le loro temperature fino a 5°C – una differenza potenzialmente salvavita.
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Anche il miglioramento degli edifici è fondamentale. Raffreddare con l’aria condizionata un edificio mal progettato è come far scorrere un rubinetto in un secchio che perde. Al contrario, una buona progettazione edilizia può ridurre del tutto la necessità di aria condizionata. Ad esempio, i “tetti freddi” di colore chiaro riflettenti sono poco costosi e possono respingere il 90% dell’energia termica che arriva su di essi, facendo un’enorme differenza anche dove altre misure non sono praticabili, come negli alloggi informali.
Le misure passive di efficienza edilizia come orientamento, isolamento, riflessione, ombreggiamento e ventilazione non sono nuove. Ma dobbiamo adottare codici edilizi e standard prestazionali più ambiziosi, ed investire nella capacità istituzionale di applicarli.
Inoltre, l’aria condizionata, dove viene utilizzata, può essere resa più rispettosa del clima. Allo stato attuale delle cose, essa costituisce un fattore vitale per la produttività ma anche una delle principali fonti di inquinamento e calore urbano. Entro il 2050, i condizionatori potrebbero consumare tanta energia quanta ne consumano oggi le economie combinate di Stati Uniti, Germania e Giappone. Il refrigerante più comune che usano è quasi 2.000 volte più potente dell’anidride carbonica come agente di riscaldamento globale. Di conseguenza, le autorità di regolamentazione devono stabilire standard che escludano dal mercato le unità con le prestazioni peggiori; ed è necessario che il settore pubblico e privato lavorino insieme su campagne di marketing, soluzioni di finanziamento, ed incentivi per indirizzare gli acquirenti verso prodotti rispettosi del clima.
Gli urbanisti e gli sviluppatori dovrebbero anche prendere in considerazione sistemi di teleraffreddamento, che servono molti edifici con un unico impianto di refrigerazione. Poiché questi sistemi possono fornire efficienze di scala senza riscaldare l’aria della città quanto i singoli condizionatori, dovrebbero essere la scelta tecnologica predefinita nelle nuove grandi aree commerciali e ad uso misto, nelle borgate, e nei campus.
Infine, i responsabili politici di alcune città dovrebbero considerare varie opzioni di ultima istanza per proteggere i più vulnerabili. In India, la gente scherza sul fatto che il motivo per cui i film di Bollywood sono così lunghi è che i registi vogliono dare alle persone la possibilità di trascorrere quattro ore in un cinema con aria condizionata. Ma, come ha mostrato la devastante ondata di caldo di questa primavera, il valore degli spazi freschi non è più uno scherzo.
Le città nelle aree soggette a caldo estremo dovranno investire in una serie di spazi comuni accessibili ai più vulnerabili quando il calore e l’umidità superano la soglia di sopravvivenza. Questi potrebbero essere cinema, centri commerciali, scuole, luoghi di culto, piscine, parchi, snodi di transito o centri di raffreddamento dedicati. La produzione di energia di riserva, l’acqua potabile, le forniture mediche, i materiali per l’educazione al calore e alla salute, e il personale qualificato potrebbero rendere questi spazi ancora più utili in caso di emergenza.
Il caldo estremo è probabilmente il più grande problema di giustizia climatica che dobbiamo affrontare. Degli 1,7 miliardi di residenti urbani ora esposti al caldo estremo, la maggior parte vive all’interno di città in rapida crescita in paesi poveri, e la maggior parte non ha accesso alle automobili e agli edifici climatizzati che le persone nelle economie avanzate danno per scontati. La risoluzione di queste disuguaglianze dovrebbe essere una priorità assoluta a livello mondiale. La Cool Coalition sta iniziando in India, dove il governo ha già sviluppato il primo piano d’azione nazionale di raffreddamento, e dove i leader statali e urbani sono profondamente impegnati ad affrontare la minaccia del caldo estremo.
Ma è necessario fare di più. Il lancio della Global Energy Alliance for People and Planet da 10 miliardi di dollari ha dimostrato che la comunità internazionale è ancora in grado di mobilitarsi a sostegno di grandi sforzi per la mitigazione e l’adattamento dei cambiamenti climatici. La diffusione delle energie rinnovabili ed il miglioramento dell’accesso all’energia pulita restano obiettivi vitali. Ma anche la costruzione della resilienza al calore e l’implementazione di soluzioni di raffreddamento sostenibili sono diventate priorità urgenti. Dobbiamo prendere provvedimenti ora per aiutare le nostre città più calde a raffreddarsi.
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At the end of a year of domestic and international upheaval, Project Syndicate commentators share their favorite books from the past 12 months. Covering a wide array of genres and disciplines, this year’s picks provide fresh perspectives on the defining challenges of our time and how to confront them.
ask Project Syndicate contributors to select the books that resonated with them the most over the past year.
WASHINGTON, DC – Il caldo estremo ha il suo momento “al sole”. I titoli di quest’anno sono stati implacabili come le temperature: “La Spagna resiste ad un’ondata di caldo record”, “Un’ondata di caldo devastante nell’Asia meridionale”, “Il Texas infrange il record di calore”, “Si può chiamare ancora “estremo” il caldo mortale?”.
Questa copertura mondiale ha richiamato l’attenzione su una sfida enorme che non farà altro che aumentare in termini di portata e serietà. In nessun luogo le misure di raffreddamento sono più urgenti che nelle nostre città, dove strade, edifici, industrie e veicoli potrebbero innalzare le temperature in modo catastrofico di 4° Celsius entro la fine del secolo, mettendo ad altissimo rischio soprattutto le persone più povere del mondo.
La ricerca di soluzioni è già in corso, ma deve prendere slancio. Alla Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (COP26) dello scorso anno, la Cool Coalition, una partnership di 120 organizzazioni, tra cui l’RMI (Rock Mountain Insitute), guidata dal Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite, ha pubblicato una guida completa al raffreddamento urbano sostenibile. E a Davos il mese scorso, la Cool Coalition e l’Adrienne Arsht-Rockefeller Foundation Resilience Center hanno lanciato l’ Heat Action Platform, una piattaforma online che consente a politici e pianificatori di identificare facilmente le soluzioni migliori per loro.
Per stare al passo con il problema, i leader locali dovranno adottare molte misure, inclusa una progettazione urbana più intelligente. Per portare aria fresca in città, i progettisti e gli sviluppatori possono orientare le strade e le altezze degli edifici in base ai venti prevalenti, e costrure con maggiore attenzione spazi verdi e blu in posizioni strategiche. Possono anche creare corridoi suburbani più ombreggiati per pedoni e ciclisti, e pianificare nuovi complessi urbani ad uso misto più diversificati che si prestano a sistemi di teleraffreddamento efficienti (e meno traffico automobilistico che emette calore).
Piantare più alberi nelle giungle di cemento potrebbe anche fare una differenza significativa. I parchi e le foreste urbane possono essere luoghi più freschi di almeno 7°C rispetto ai quartieri senza alberi, ed una strada fiancheggiata da alberi può essere 3°C più fresca di una senza. Le città, da Freetown e Atene a Melbourne e Milano, stanno già raccogliendo i benefici dell’utilizzo della natura urbana come sistema di raffreddamento – con cui è possibile migliorare anche la gestione delle acque piovane, assorbire l’anidride carbonica, aumentare la biodiversità, ed offrire attività ricreative.
Un’altra misura di buon senso è rifare la superficie delle nostre città in modo che diffondano il calore piuttosto che assorbirlo. La tipica strada asfaltata assorbe fino al 95% della luce solare che atterra su di essa, mentre strade e marciapiedi in cemento assorbono fino al 75%. Queste superfici roventi colpiscono soprattutto i lavoratori che operano all’aperto, coloro che non hanno un veicolo personale, e i poveri che vivono in quartieri dominati da tali materiali. Utilizzando materiali da costruzione di colore più chiaro che aumentano la riflettività di queste superfici di appena il 10%, possiamo ridurre le loro temperature fino a 5°C – una differenza potenzialmente salvavita.
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Anche il miglioramento degli edifici è fondamentale. Raffreddare con l’aria condizionata un edificio mal progettato è come far scorrere un rubinetto in un secchio che perde. Al contrario, una buona progettazione edilizia può ridurre del tutto la necessità di aria condizionata. Ad esempio, i “tetti freddi” di colore chiaro riflettenti sono poco costosi e possono respingere il 90% dell’energia termica che arriva su di essi, facendo un’enorme differenza anche dove altre misure non sono praticabili, come negli alloggi informali.
Le misure passive di efficienza edilizia come orientamento, isolamento, riflessione, ombreggiamento e ventilazione non sono nuove. Ma dobbiamo adottare codici edilizi e standard prestazionali più ambiziosi, ed investire nella capacità istituzionale di applicarli.
Inoltre, l’aria condizionata, dove viene utilizzata, può essere resa più rispettosa del clima. Allo stato attuale delle cose, essa costituisce un fattore vitale per la produttività ma anche una delle principali fonti di inquinamento e calore urbano. Entro il 2050, i condizionatori potrebbero consumare tanta energia quanta ne consumano oggi le economie combinate di Stati Uniti, Germania e Giappone. Il refrigerante più comune che usano è quasi 2.000 volte più potente dell’anidride carbonica come agente di riscaldamento globale. Di conseguenza, le autorità di regolamentazione devono stabilire standard che escludano dal mercato le unità con le prestazioni peggiori; ed è necessario che il settore pubblico e privato lavorino insieme su campagne di marketing, soluzioni di finanziamento, ed incentivi per indirizzare gli acquirenti verso prodotti rispettosi del clima.
Gli urbanisti e gli sviluppatori dovrebbero anche prendere in considerazione sistemi di teleraffreddamento, che servono molti edifici con un unico impianto di refrigerazione. Poiché questi sistemi possono fornire efficienze di scala senza riscaldare l’aria della città quanto i singoli condizionatori, dovrebbero essere la scelta tecnologica predefinita nelle nuove grandi aree commerciali e ad uso misto, nelle borgate, e nei campus.
Infine, i responsabili politici di alcune città dovrebbero considerare varie opzioni di ultima istanza per proteggere i più vulnerabili. In India, la gente scherza sul fatto che il motivo per cui i film di Bollywood sono così lunghi è che i registi vogliono dare alle persone la possibilità di trascorrere quattro ore in un cinema con aria condizionata. Ma, come ha mostrato la devastante ondata di caldo di questa primavera, il valore degli spazi freschi non è più uno scherzo.
Le città nelle aree soggette a caldo estremo dovranno investire in una serie di spazi comuni accessibili ai più vulnerabili quando il calore e l’umidità superano la soglia di sopravvivenza. Questi potrebbero essere cinema, centri commerciali, scuole, luoghi di culto, piscine, parchi, snodi di transito o centri di raffreddamento dedicati. La produzione di energia di riserva, l’acqua potabile, le forniture mediche, i materiali per l’educazione al calore e alla salute, e il personale qualificato potrebbero rendere questi spazi ancora più utili in caso di emergenza.
Il caldo estremo è probabilmente il più grande problema di giustizia climatica che dobbiamo affrontare. Degli 1,7 miliardi di residenti urbani ora esposti al caldo estremo, la maggior parte vive all’interno di città in rapida crescita in paesi poveri, e la maggior parte non ha accesso alle automobili e agli edifici climatizzati che le persone nelle economie avanzate danno per scontati. La risoluzione di queste disuguaglianze dovrebbe essere una priorità assoluta a livello mondiale. La Cool Coalition sta iniziando in India, dove il governo ha già sviluppato il primo piano d’azione nazionale di raffreddamento, e dove i leader statali e urbani sono profondamente impegnati ad affrontare la minaccia del caldo estremo.
Ma è necessario fare di più. Il lancio della Global Energy Alliance for People and Planet da 10 miliardi di dollari ha dimostrato che la comunità internazionale è ancora in grado di mobilitarsi a sostegno di grandi sforzi per la mitigazione e l’adattamento dei cambiamenti climatici. La diffusione delle energie rinnovabili ed il miglioramento dell’accesso all’energia pulita restano obiettivi vitali. Ma anche la costruzione della resilienza al calore e l’implementazione di soluzioni di raffreddamento sostenibili sono diventate priorità urgenti. Dobbiamo prendere provvedimenti ora per aiutare le nostre città più calde a raffreddarsi.