NEW YORK – Quando, circa cinque anni fa, ebbe inizio la crisi dell'euro, gli economisti keynesiani preannunciarono che l'austerity imposta alla Grecia e ad altri paesi in difficoltà era destinata al fallimento, poiché avrebbe soffocato la crescita, aumentato la disoccupazione e non sarebbe riuscita a diminuire il rapporto debito-Pil. Altri – fra cui esponenti della Commissione europea, della Banca centrale europea e di alcune università – parlarono di contrazioni espansive, ma persino il Fondo monetario internazionale dichiarò che le contrazioni, così come i tagli alla spesa pubblica, avevano, per l’appunto, una funzione meramente “contrattiva”.
NEW YORK – Quando, circa cinque anni fa, ebbe inizio la crisi dell'euro, gli economisti keynesiani preannunciarono che l'austerity imposta alla Grecia e ad altri paesi in difficoltà era destinata al fallimento, poiché avrebbe soffocato la crescita, aumentato la disoccupazione e non sarebbe riuscita a diminuire il rapporto debito-Pil. Altri – fra cui esponenti della Commissione europea, della Banca centrale europea e di alcune università – parlarono di contrazioni espansive, ma persino il Fondo monetario internazionale dichiarò che le contrazioni, così come i tagli alla spesa pubblica, avevano, per l’appunto, una funzione meramente “contrattiva”.