SAN FRANCISCO/ADDIS ABABA – Il tessuto del nostro sistema alimentare globale si sta sfilacciando sotto la pressione del cambiamento climatico e di una popolazione in continua espansione. Per evitare che si sfaldi, dobbiamo adottare soluzioni energetiche rinnovabili e decentrate, fondamentali per la riduzione delle emissioni di gas serra, l’aumento della resilienza e della produttività, ed il taglio dei costi. In caso contrario, gli sforzi per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) delle Nazioni Unite verrebbero messi a repentaglio insieme alla nostra stessa sopravvivenza.
Quando si tratta di rafforzare la resilienza e l’adattabilità a lungo termine del sistema alimentare globale, questi due obiettivi sono interconnessi. Tradurre tutto ciò in politiche pubbliche ha assunto una nuova urgenza, dato che il rapido riscaldamento globale, la crescita demografica, le crisi della salute pubblica, la volatilità dei mercati energetici e i conflitti hanno messo in luce le vulnerabilità e le carenze specifiche del sistema alimentare.
Le soluzioni e gli approcci del passato non funzioneranno più; anzi hanno contribuito ai problemi attuali. In passato, le preoccupazioni per l’approvvigionamento alimentare – compresi i prezzi elevati durante la crisi finanziaria globale del 2008 – hanno invariabilmente portato all’intensificazione e alla meccanizzazione dell’agricoltura, oltre che ad un aumento dell’uso del suolo. Di conseguenza, l’agroalimentare (comprendente la produzione, il trasporto e lo stoccaggio degli alimenti) è oggi responsabile di circa un terzo di tutte le emissioni di gas serra, che a loro volta minacciano il futuro dell’agricoltura.
Sebbene gli effetti del cambiamento climatico si facciano sentire in tutto il sistema alimentare globale, essi sono sostenuti in modo sproporzionato da coloro che sono meno responsabili del problema: i piccoli agricoltori del Sud del mondo. Ad esempio, l’Africa subsahariana, che si basa sull’agricoltura pluviale, subisce già un terzo delle siccità mondiali ed è vulnerabile all’aumento delle temperature e ad altre condizioni climatiche estreme. Il Fondo Monetario Internazionale ha rilevato che una singola siccità può ridurre di un punto percentuale il potenziale di crescita economica a medio termine di un Paese africano.
Questa conclusione riflette il ruolo centrale dell’agricoltura nei Paesi in via di sviluppo: in alcuni dei Paesi meno sviluppati, essa rappresenta più del 25% del PIL, mentre il 52% degli occupati nell’Africa subsahariana è attivo nel settore. Di conseguenza, il raggiungimento di una produzione alimentare sostenibile e rispettosa del clima nel Sud del mondo potrebbe portare a significativi miglioramenti del benessere. Ciò richiederà un passaggio all’energia rinnovabile distribuita, che può essere utilizzata nella produzione primaria, nella lavorazione post-raccolta, nello stoccaggio e nella cottura dei cibi – le attività agricole che tendono a consumare più energia nei Paesi in via di sviluppo.
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Certo, l’energia rinnovabile decentralizzata non è una panacea. Ma potrebbe contribuire in modo significativo alla stabilizzazione del sistema alimentare globale, riducendo i costi dell’energia, un fattore cruciale per l’aumento della produttività; facilitando i finanziamenti per le applicazioni produttive, che potrebbero democratizzare l’accesso alle tecnologie che aumentano il rendimento; riducendo le emissioni di gas serra e promuovendo l’adattamento ai cambiamenti climatici. Infine, ma non meno importante, ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e decentralizzare la produzione energetica può contribuire a spostare le dinamiche di potere globale all’interno del sistema alimentare.
L’irrigazione a energia solare, ad esempio, ha migliorato in modo significativo l’accesso all’acqua ed ha consentito cicli di coltivazione multipli, aumentando la produttività e riducendo le emissioni di gas serra. Le pompe a energia solare hanno incrementato i redditi degli agricoltori di oltre il 50% in India, ed hanno portato a un significativo aumento delle rese in Ruanda. Il Ministero Etiope dell’Irrigazione e delle Pianure – a capo del quale si trova una di noi – ha recentemente vietato l’importazione di pompe per l’irrigazione a diesel per sostenere la rapida transizione verso soluzioni a energia rinnovabile.
Nell’Africa subsahariana, le macchine per la molitura a energia solare potrebbero rendere la macinazione dei cereali in farina più efficiente, economica e sostenibile. Inoltre, l’espansione delle mini-grid per alimentare i processi post-raccolta può portare ulteriori benefici economici e ambientali, consentendo alle comunità di conservare i propri prodotti a livello locale.
Le celle frigorifere e la refrigerazione sono fondamentali per prolungare la durata di conservazione, ridurre la perdita di cibo, e mantenere la qualità dei prodotti. Soluzioni decentralizzate di stoccaggio a freddo alimentate da energia rinnovabile potrebbero migliorare l’accesso al mercato e ridurre il deterioramento per i piccoli agricoltori e le comunità remote. Convertendo le infrastrutture esistenti a fonti di energia rinnovabili, possiamo ridurre le emissioni di gas serra e rendere le catene del freddo più ecologiche e convenienti.
Tutti gli esempi sopra citati dimostrano le diverse applicazioni dell’energia rinnovabile distribuita, e ogni soluzione contribuisce a un sistema alimentare più resiliente, sostenibile e rispettoso del clima. L’aumento di scala di queste innovazioni ci permette di affrontare le sfide energetiche dei piccoli agricoltori, dei trasformatori e dei consumatori, riducendo al contempo la nostra impronta di carbonio.
Rafforzare il tessuto del nostro sistema alimentare globale richiede una nuova struttura progettata per ridurre l’uso del suolo, aumentare la produttività, minimizzare la perdita di cibo e ridurre le emissioni di gas serra. L’energia rinnovabile deve essere il suo fondamento. Altrimenti, i Paesi in via di sviluppo non saranno in grado di aumentare le rese agricole e porre fine alla fame, fermare e invertire il degrado ambientale, o democratizzare l’accesso all’energia.
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The economy played a critical role in the 2024 presidential race, creating the conditions not only for Donald Trump to trounce Kamala Harris, but also for a counter-elite to usher in a new power structure. Will the Democrats and “establishment” experts get the message?
explains how and why Democrats failed to connect with US voters’ pocketbook realities.
Kamala Harris lost to Donald Trump because she received around ten million fewer votes than Joe Biden did in 2020. The Democratic Party leadership was, at best, indifferent to the erosion of voting access, negligent in retaining newer voters, and proactive in marginalizing what remained of its left wing.
thinks the party has only itself to blame for losing the 2024 election on low voter turnout.
SAN FRANCISCO/ADDIS ABABA – Il tessuto del nostro sistema alimentare globale si sta sfilacciando sotto la pressione del cambiamento climatico e di una popolazione in continua espansione. Per evitare che si sfaldi, dobbiamo adottare soluzioni energetiche rinnovabili e decentrate, fondamentali per la riduzione delle emissioni di gas serra, l’aumento della resilienza e della produttività, ed il taglio dei costi. In caso contrario, gli sforzi per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) delle Nazioni Unite verrebbero messi a repentaglio insieme alla nostra stessa sopravvivenza.
A metà strada dalla scadenza del 2030, i progressi verso gli SDGs – concepiti come un “programma condiviso per la pace e la prosperità per le persone e il pianeta" – sono in forte ritardo. A luglio, il Forum Politico di Alto Livello delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile di New York ed il Secondo Vertice Onu sui Sistemi Alimentari di Roma hanno rispettivamente sottolineato l’importanza di garantire l’accesso all’energia moderna (SDG 7) e di raggiungere la fame zero (SDG 2).
Quando si tratta di rafforzare la resilienza e l’adattabilità a lungo termine del sistema alimentare globale, questi due obiettivi sono interconnessi. Tradurre tutto ciò in politiche pubbliche ha assunto una nuova urgenza, dato che il rapido riscaldamento globale, la crescita demografica, le crisi della salute pubblica, la volatilità dei mercati energetici e i conflitti hanno messo in luce le vulnerabilità e le carenze specifiche del sistema alimentare.
Le soluzioni e gli approcci del passato non funzioneranno più; anzi hanno contribuito ai problemi attuali. In passato, le preoccupazioni per l’approvvigionamento alimentare – compresi i prezzi elevati durante la crisi finanziaria globale del 2008 – hanno invariabilmente portato all’intensificazione e alla meccanizzazione dell’agricoltura, oltre che ad un aumento dell’uso del suolo. Di conseguenza, l’agroalimentare (comprendente la produzione, il trasporto e lo stoccaggio degli alimenti) è oggi responsabile di circa un terzo di tutte le emissioni di gas serra, che a loro volta minacciano il futuro dell’agricoltura.
Sebbene gli effetti del cambiamento climatico si facciano sentire in tutto il sistema alimentare globale, essi sono sostenuti in modo sproporzionato da coloro che sono meno responsabili del problema: i piccoli agricoltori del Sud del mondo. Ad esempio, l’Africa subsahariana, che si basa sull’agricoltura pluviale, subisce già un terzo delle siccità mondiali ed è vulnerabile all’aumento delle temperature e ad altre condizioni climatiche estreme. Il Fondo Monetario Internazionale ha rilevato che una singola siccità può ridurre di un punto percentuale il potenziale di crescita economica a medio termine di un Paese africano.
Questa conclusione riflette il ruolo centrale dell’agricoltura nei Paesi in via di sviluppo: in alcuni dei Paesi meno sviluppati, essa rappresenta più del 25% del PIL, mentre il 52% degli occupati nell’Africa subsahariana è attivo nel settore. Di conseguenza, il raggiungimento di una produzione alimentare sostenibile e rispettosa del clima nel Sud del mondo potrebbe portare a significativi miglioramenti del benessere. Ciò richiederà un passaggio all’energia rinnovabile distribuita, che può essere utilizzata nella produzione primaria, nella lavorazione post-raccolta, nello stoccaggio e nella cottura dei cibi – le attività agricole che tendono a consumare più energia nei Paesi in via di sviluppo.
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Certo, l’energia rinnovabile decentralizzata non è una panacea. Ma potrebbe contribuire in modo significativo alla stabilizzazione del sistema alimentare globale, riducendo i costi dell’energia, un fattore cruciale per l’aumento della produttività; facilitando i finanziamenti per le applicazioni produttive, che potrebbero democratizzare l’accesso alle tecnologie che aumentano il rendimento; riducendo le emissioni di gas serra e promuovendo l’adattamento ai cambiamenti climatici. Infine, ma non meno importante, ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e decentralizzare la produzione energetica può contribuire a spostare le dinamiche di potere globale all’interno del sistema alimentare.
L’irrigazione a energia solare, ad esempio, ha migliorato in modo significativo l’accesso all’acqua ed ha consentito cicli di coltivazione multipli, aumentando la produttività e riducendo le emissioni di gas serra. Le pompe a energia solare hanno incrementato i redditi degli agricoltori di oltre il 50% in India, ed hanno portato a un significativo aumento delle rese in Ruanda. Il Ministero Etiope dell’Irrigazione e delle Pianure – a capo del quale si trova una di noi – ha recentemente vietato l’importazione di pompe per l’irrigazione a diesel per sostenere la rapida transizione verso soluzioni a energia rinnovabile.
Nell’Africa subsahariana, le macchine per la molitura a energia solare potrebbero rendere la macinazione dei cereali in farina più efficiente, economica e sostenibile. Inoltre, l’espansione delle mini-grid per alimentare i processi post-raccolta può portare ulteriori benefici economici e ambientali, consentendo alle comunità di conservare i propri prodotti a livello locale.
Le celle frigorifere e la refrigerazione sono fondamentali per prolungare la durata di conservazione, ridurre la perdita di cibo, e mantenere la qualità dei prodotti. Soluzioni decentralizzate di stoccaggio a freddo alimentate da energia rinnovabile potrebbero migliorare l’accesso al mercato e ridurre il deterioramento per i piccoli agricoltori e le comunità remote. Convertendo le infrastrutture esistenti a fonti di energia rinnovabili, possiamo ridurre le emissioni di gas serra e rendere le catene del freddo più ecologiche e convenienti.
Tutti gli esempi sopra citati dimostrano le diverse applicazioni dell’energia rinnovabile distribuita, e ogni soluzione contribuisce a un sistema alimentare più resiliente, sostenibile e rispettoso del clima. L’aumento di scala di queste innovazioni ci permette di affrontare le sfide energetiche dei piccoli agricoltori, dei trasformatori e dei consumatori, riducendo al contempo la nostra impronta di carbonio.
Rafforzare il tessuto del nostro sistema alimentare globale richiede una nuova struttura progettata per ridurre l’uso del suolo, aumentare la produttività, minimizzare la perdita di cibo e ridurre le emissioni di gas serra. L’energia rinnovabile deve essere il suo fondamento. Altrimenti, i Paesi in via di sviluppo non saranno in grado di aumentare le rese agricole e porre fine alla fame, fermare e invertire il degrado ambientale, o democratizzare l’accesso all’energia.