BOSTON – L'intelligenza artificiale sta trasformando ogni aspetto della nostra vita, non ultima l'economia. In quanto tecnologia di uso generale, le applicazioni di IA sono potenzialmente infinite. Sebbene l’intelligenza artificiale possa essere utilizzata per automatizzare le attività precedentemente eseguite dalle persone, può anche rendere più produttiva la manodopera umana, aumentandone così la domanda.
Sfortunatamente, l'attuale tendenza nello sviluppo commerciale di IA si muove verso una sempre maggiore automazione, con conseguenze potenzialmente disastrose per la società. Certamente, l'automazione è stata un motore di crescita della produttività dall'inizio della rivoluzione industriale, quando, a partire dalla fine del XVIII secolo, la tessitura e la filatura sono state meccanizzate. Ma questa ondata di automazione non porta automaticamente benefici a tutti. Sostituendo la manodopera con le macchine in mansioni di produzione, l'automazione riduce la quota di lavoro sul valore aggiunto (e sul reddito nazionale), contribuisce alla disuguaglianza e può ridurre l'occupazione e le retribuzioni.
Eppure la maggior parte delle economie moderne ha sperimentato una robusta crescita dei salari e dell'occupazione sin dalla rivoluzione industriale. Poiché l'automazione ha sostituito i lavoratori nello svolgimento di determinati compiti, sono emerse altre tecnologie per ripristinare il ruolo centrale del lavoro nel processo di produzione creando nuove mansioni in cui gli esseri umani hanno un vantaggio comparativo. Queste tecnologie non hanno solo contribuito alla crescita della produttività, ma hanno anche aumentato l'occupazione e le retribuzioni, generando una distribuzione più equa delle risorse nel processo.
Prendiamo come esempio la meccanizzazione agricola, iniziata nel diciannovesimo secolo. In un primo momento, la sostituzione delle macchine con la manodopera ha ridotto la quota di lavoro sul valore aggiunto, rimpiazzando una quota enorme della forza lavoro statunitense precedentemente impiegata in agricoltura. Ma, allo stesso tempo, il fiorire di nuove industrie necessitava di lavoratori che svolgessero compiti nuovi e perseguissero professioni emergenti. I lavori impiegatizi si sono estesi sia nei servizi che nella produzione, dove una divisione più raffinata del lavoro ha incrementato la produttività, l'occupazione e la crescita dei salari.
Un simile modello di cambiamento tecnologico ha alimentato l'occupazione e la crescita salariale di lavoratori altamente qualificati e con qualifiche basse nei decenni successivi alla seconda guerra mondiale. Eppure, negli ultimi tre decenni, sono stati notevolmente assenti i cambiamenti necessari per compensare gli effetti dell'automazione sulla manodopera. Di conseguenza, la crescita dei salari e dell'occupazione è rimasta stagnante e la crescita della produttività è stata anemica.
In modo minaccioso, l'IA sembra esacerbare questo schema, portando a una disuguaglianza ancora più elevata e a molti altri decenni di crescita lenta dei salari e di scarsa partecipazione al mercato del lavoro. Ma non c'è nulla dell'IA che porta a questo risultato. Al contrario, le applicazioni di IA potrebbero essere impiegate per riorganizzare le mansioni e creare nuove attività in cui la manodopera possa essere ripristinata, generando in definitiva benefici economici e sociali di vasta portata.
Nell'istruzione, ad esempio, la raccolta e l'elaborazione dei dati in tempo reale da parte di sistemi di intelligenza artificiale può consentire agli insegnanti di offrire istruzioni personalizzate calibrate sulle esigenze di ogni studente, che possono variare da soggetto a soggetto. Lo stesso vale per l'assistenza sanitaria, dove l'intelligenza artificiale può consentire a tecnici e infermieri qualificati di offrire trattamenti personalizzati. Inoltre, i potenziali benefici dell'IA per il lavoro non sono limitati ai servizi. Grazie ai progressi della realtà aumentata e virtuale, può anche essere utilizzata per creare nuove mansioni per gli esseri umani nella produzione di alta precisione, attualmente dominata da robot industriali.
Si è tentati di pensare che il mercato tradurrà queste promesse in realtà. Le nuove tecnologie generano benefici non solo per gli inventori e gli early adopter, ma anche per altri produttori, lavoratori e consumatori. E alcune tecnologie hanno la capacità di stimolare la creazione di posti di lavoro e ridurre la disuguaglianza, con enormi benefici sociali che gli inventori e gli early adopter non hanno nemmeno preso in considerazione.
Il problema è che i mercati della tecnologia non funzionano così bene quando ci sono paradigmi di competizione in gioco. Più il paradigma dell'automazione va avanti, più incentivi di mercato favoriranno gli investimenti in quell'area a spese di altri paradigmi che potrebbero creare nuovi compiti ad alta intensità di manodopera.
Se questo non è un motivo sufficiente per non fidarsi del mercato, ci sono ulteriori problemi specifici per le tecnologie IA. Per fare un esempio, il campo è dominato da una serie di grandi aziende tecnologiche con modelli di business strettamente legati all'automazione. Queste aziende rappresentano la maggior parte degli investimenti nella ricerca di intelligenza artificiale e hanno creato un ambiente imprenditoriale in cui l'eliminazione degli umani fallibili dai processi di produzione è considerata un imperativo tecnologico e commerciale. Per concludere, i governi stanno sovvenzionando le aziende attraverso ammortamenti accelerati, agevolazioni fiscali e deduzioni dagli interessi, il tutto mentre si tassa la manodopera.
Non sorprende che l'adozione di nuove tecnologie di automazione sia diventata redditizia anche quando le tecnologie stesse non sono particolarmente produttive. Tali fallimenti nel mercato dell'innovazione e della tecnologia sembrano promuovere proprio il tipo sbagliato di intelligenza artificiale. Un'attenzione mirata ad automatizzare sempre più compiti si sta traducendo in una bassa produttività e crescita dei salari e in una diminuzione della quota di lavoro sul valore aggiunto.
Non deve essere così. Riconoscendo un evidente fallimento del mercato e riorientando lo sviluppo dell'IA verso la creazione di nuove mansioni volte a migliorare la produttività per le persone, possiamo raggiungere ancora una volta una prosperità condivisa. Non osiamo azzardare le alternative.
BOSTON – L'intelligenza artificiale sta trasformando ogni aspetto della nostra vita, non ultima l'economia. In quanto tecnologia di uso generale, le applicazioni di IA sono potenzialmente infinite. Sebbene l’intelligenza artificiale possa essere utilizzata per automatizzare le attività precedentemente eseguite dalle persone, può anche rendere più produttiva la manodopera umana, aumentandone così la domanda.
Sfortunatamente, l'attuale tendenza nello sviluppo commerciale di IA si muove verso una sempre maggiore automazione, con conseguenze potenzialmente disastrose per la società. Certamente, l'automazione è stata un motore di crescita della produttività dall'inizio della rivoluzione industriale, quando, a partire dalla fine del XVIII secolo, la tessitura e la filatura sono state meccanizzate. Ma questa ondata di automazione non porta automaticamente benefici a tutti. Sostituendo la manodopera con le macchine in mansioni di produzione, l'automazione riduce la quota di lavoro sul valore aggiunto (e sul reddito nazionale), contribuisce alla disuguaglianza e può ridurre l'occupazione e le retribuzioni.
Eppure la maggior parte delle economie moderne ha sperimentato una robusta crescita dei salari e dell'occupazione sin dalla rivoluzione industriale. Poiché l'automazione ha sostituito i lavoratori nello svolgimento di determinati compiti, sono emerse altre tecnologie per ripristinare il ruolo centrale del lavoro nel processo di produzione creando nuove mansioni in cui gli esseri umani hanno un vantaggio comparativo. Queste tecnologie non hanno solo contribuito alla crescita della produttività, ma hanno anche aumentato l'occupazione e le retribuzioni, generando una distribuzione più equa delle risorse nel processo.
Prendiamo come esempio la meccanizzazione agricola, iniziata nel diciannovesimo secolo. In un primo momento, la sostituzione delle macchine con la manodopera ha ridotto la quota di lavoro sul valore aggiunto, rimpiazzando una quota enorme della forza lavoro statunitense precedentemente impiegata in agricoltura. Ma, allo stesso tempo, il fiorire di nuove industrie necessitava di lavoratori che svolgessero compiti nuovi e perseguissero professioni emergenti. I lavori impiegatizi si sono estesi sia nei servizi che nella produzione, dove una divisione più raffinata del lavoro ha incrementato la produttività, l'occupazione e la crescita dei salari.
Un simile modello di cambiamento tecnologico ha alimentato l'occupazione e la crescita salariale di lavoratori altamente qualificati e con qualifiche basse nei decenni successivi alla seconda guerra mondiale. Eppure, negli ultimi tre decenni, sono stati notevolmente assenti i cambiamenti necessari per compensare gli effetti dell'automazione sulla manodopera. Di conseguenza, la crescita dei salari e dell'occupazione è rimasta stagnante e la crescita della produttività è stata anemica.
In modo minaccioso, l'IA sembra esacerbare questo schema, portando a una disuguaglianza ancora più elevata e a molti altri decenni di crescita lenta dei salari e di scarsa partecipazione al mercato del lavoro. Ma non c'è nulla dell'IA che porta a questo risultato. Al contrario, le applicazioni di IA potrebbero essere impiegate per riorganizzare le mansioni e creare nuove attività in cui la manodopera possa essere ripristinata, generando in definitiva benefici economici e sociali di vasta portata.
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Si è tentati di pensare che il mercato tradurrà queste promesse in realtà. Le nuove tecnologie generano benefici non solo per gli inventori e gli early adopter, ma anche per altri produttori, lavoratori e consumatori. E alcune tecnologie hanno la capacità di stimolare la creazione di posti di lavoro e ridurre la disuguaglianza, con enormi benefici sociali che gli inventori e gli early adopter non hanno nemmeno preso in considerazione.
Il problema è che i mercati della tecnologia non funzionano così bene quando ci sono paradigmi di competizione in gioco. Più il paradigma dell'automazione va avanti, più incentivi di mercato favoriranno gli investimenti in quell'area a spese di altri paradigmi che potrebbero creare nuovi compiti ad alta intensità di manodopera.
Se questo non è un motivo sufficiente per non fidarsi del mercato, ci sono ulteriori problemi specifici per le tecnologie IA. Per fare un esempio, il campo è dominato da una serie di grandi aziende tecnologiche con modelli di business strettamente legati all'automazione. Queste aziende rappresentano la maggior parte degli investimenti nella ricerca di intelligenza artificiale e hanno creato un ambiente imprenditoriale in cui l'eliminazione degli umani fallibili dai processi di produzione è considerata un imperativo tecnologico e commerciale. Per concludere, i governi stanno sovvenzionando le aziende attraverso ammortamenti accelerati, agevolazioni fiscali e deduzioni dagli interessi, il tutto mentre si tassa la manodopera.
Non sorprende che l'adozione di nuove tecnologie di automazione sia diventata redditizia anche quando le tecnologie stesse non sono particolarmente produttive. Tali fallimenti nel mercato dell'innovazione e della tecnologia sembrano promuovere proprio il tipo sbagliato di intelligenza artificiale. Un'attenzione mirata ad automatizzare sempre più compiti si sta traducendo in una bassa produttività e crescita dei salari e in una diminuzione della quota di lavoro sul valore aggiunto.
Non deve essere così. Riconoscendo un evidente fallimento del mercato e riorientando lo sviluppo dell'IA verso la creazione di nuove mansioni volte a migliorare la produttività per le persone, possiamo raggiungere ancora una volta una prosperità condivisa. Non osiamo azzardare le alternative.