Yanis Varoufakis Brookings Institution/Flickr

Le due valute della Grecia

ATENE – Immaginate un depositante nello stato americano dell'Arizona a cui è consentito di prelevare solo piccole quantità di denaro contante a settimana e che deve far fronte a restrizioni su quanti soldi potrebbe trasferire su un conto bancario in California. Tali controlli sui capitali, se mai ci fossero, segnerebbero la fine del dollaro come moneta unica, in quanto tali vincoli sono del tutto incompatibili con una unione monetaria.

Oggi la Grecia (e Cipro prima) offre un caso di studio di come i controlli sui capitali dividono in due parti una valuta e alterano gli incentivi aziendali. Il processo è semplice. Una volta che i depositi in euro sono imprigionati all'interno di un sistema bancario nazionale, la moneta si divide essenzialmente in due parti: euro bancari e euro liberi. Improvvisamente, emerge un tasso di cambio informale tra le due valute.

Si consideri un depositante greco desideroso di convertire una vasta somma di euro bancari in euro liberi (per esempio, per pagare le spese mediche all'estero, o per rimborsare un debito societario a una società non greca). Supponendo che tali depositanti trovano dei possessori di euro liberi disposti ad acquistare i loro euro bancari, emerge un sostanziale tasso di cambio euro libero-euro bancario, che varia con le dimensioni dell’operazione, l’impazienza dei titolari di euro bancari e la durata prevista dei controlli sui capitali.

Il 18 agosto 2015, poche settimane dopo aver staccato la spina dalle banche della Grecia (rendendo così i controlli sui capitali inevitabili), la Banca centrale europea e la sua filiale greca, la Banca di Grecia, in realtà hanno formalizzato un regime valutario duale. Un decreto del governo ha stabilito che "il trasferimento del parziale o totale pagamento anticipato di un prestito a un istituto di credito è proibito, escluso il rimborso in contanti o il pagamento dall'estero."

Le autorità dell'Eurozona hanno così permesso alle banche greche di negare il diritto ai propri clienti di rimborsare prestiti o mutui in euro bancari, aumentando così il tasso di cambio effettivo euro bancario-euro libero. E, continuando a permettere il pagamento di arretrati fiscali in euro bancari, fissando al tempo stesso l’euro libero come una valuta separata, capace solamente di estinguere i debiti bancari commerciali, le autorità europee hanno riconosciuto che la Grecia ormai dispone di due valute.

Gli effetti reali del regime valutario duale sull'economia della Grecia e sulla società possono essere dedotti solo dall'interazione dannosa tra i controlli sui capitali e le "riforme" (essenzialmente aumenti fiscali, riduzioni delle pensioni e altre misure restrittive) imposte al paese dalle autorità dell’Eurozona. Si consideri il seguente esempio.

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Le aziende della Grecia si dividono in due categorie. In una rientra un gran numero di piccole imprese che sono soffocate dalla richiesta dell’ufficio delle imposte di pagare in anticipo, e subito, il 100% delle imposte sulle società dell’anno successivo (secondo le stime delle autorità fiscali). Il secondo gruppo comprende società quotate i cui fatturati in calo mettono a repentaglio il loro già ridotto valore delle quote e la loro posizione con banche, fornitori e potenziali clienti (che sono tutti riluttanti a firmare contratti a lungo termine con una società non performante).

La coesistenza, nella stessa economia depressa, di questi due tipi di imprese dà luogo a opportunità inaspettate per i traffici oscuri senza i quali innumerevoli imprese potrebbero chiudere i battenti in modo permanente. Una tale pratica diffusa coinvolge due imprese, per esempio, Micro (una piccola azienda di famiglia che fa fronte a un ampio pagamento anticipato delle imposte) e Macro (una società a responsabilità limitata quotata in borsa che deve dimostrare di avere un fatturato più alto di quello che ha realmente).

Macro accetta di emettere fatture per beni e servizi (inesistenti) resi a Micro, fino a, diciamo, 20,000 € (22,000 $). Micro accetta di pagare 24,600 € sul conto bancario di Macro (il prezzo più 23% di IVA) con l’accordo che Macro rimborserà i 20,000 € a Micro. In questo modo, a un costo di  4,600 €, Micro Riduce il suo reddito imponibile di  24,600 €, mentre Macro aumenta il suo fatturato di 20,000 €.

Ahimè, a causa di controlli sui capitali, Macro non può rimborsare Micro in euro liberi, né può trasferire 20,000 € sul conto corrente in euro bancari di Micro (per paura che vengano scoperti dalle autorità). Quindi, per concludere l'affare, Micro e Macro si rivolgono a un fornitore ricco di contanti. Solitamente si tratta di un proprietario di una stazione di servizio, che è pieno di contanti a fine giornata e che, per motivi di sicurezza e al fine di pagare le sue forniture di carburante, ha l'obbligo di depositare il denaro ogni giorno in banca, trasformando euro liberi di valore in euro bancari dal minor valore. L'accordo reciprocamente vantaggioso è completato quando Macro trasferisce 20,000 € in euro bancari al proprietario della stazione di servizio, che poi consegna una somma minore di euro liberi (in contanti) al proprietario di Micro, intascando la differenza.

Il fatto che questo accordo informale vada a vantaggio di tutte le parti mette in luce la terribile inefficienza dell'attuale politica fiscale (vale a dire, tasse punitive per le imprese) e quanto i controlli sul capitale lo enfatizzano. Lo stato raccoglie l’Iva da Micro; Macro gode i benefici di un fatturato apparentemente superiore; e il proprietario della stazione di benzina riduce le sue perdite convertendo euro liberi in euro bancari. Il rovescio della medaglia è che l'attività economica è sopravvalutata e, cosa ancora più importante, che la riforma diventa ancora più dura dal momento che gli imprenditori fanno propria la necessità di trovare nuovi modi creativi di piegare le regole.

L'unico scopo dei controlli di capitale imposti sulla Grecia la scorsa estate era di forzare il governo ribelle del paese a far capitolare le politiche fallimentari dell’Eurozona. Ma una conseguenza involontaria era la formalizzazione di due valute parallele (in euro). In combinazione con la tassazione punitiva causata dal rifiuto dell'Europa di riconoscere l'insostenibilità del debito pubblico greco, il regime valutario duale produce incentivi imprevisti per le transazioni informali in un paese che ha un disperato bisogno di sconfiggere l’informalità.

La realtà delle due valute della Grecia è la dimostrazione più vivida della frammentazione dell'"unione" monetaria europea. In confronto, l’Arizona non è mai apparsa così buona.

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