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Le Istituzioni di Bretton Woods di cui Abbiamo Bisogno

WASHINGTON, DC – In occasione dell’80° anniversario del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, dobbiamo riflettere su quanto queste istituzioni di Bretton Woods hanno realizzato dalla Seconda Guerra Mondiale in poi. Oltre a sostenere livelli di crescita globale e di riduzione della povertà senza precedenti, esse hanno contribuito ad affrontare e superare una miriade di crisi economiche e finanziarie. Ora abbiamo l’opportunità – e il dovere – di fare il punto sui loro mandati istituzionali e di garantire che siano attrezzati per affrontare le sfide urgenti del XXI secolo.

È ampiamente riconosciuto che i problemi dei “beni comuni globali” che trascendono i confini nazionali (tra cui i cambiamenti climatici, le pandemie e le migrazioni) rappresentano la sfida più grande per l’attuale architettura multilaterale. Data la natura urgente ed esistenziale della sfida climatica, l’imperativo di un’azione collettiva è urgente. Eppure i progressi sono stati troppo lenti.

Un nuovo rapporto del Gruppo di Lavoro per la Riforma Multilaterale del Comitato di Bretton Woods affronta le cause di questa impasse e cerca un percorso per andare avanti. Il nostro lavoro identifica i “gap” (in governance, attuazione e accountability) presenti sia nel settore pubblico che in quello privato, e dimostra perché soltanto un approccio sistemico alla riforma potrà valere.

Rifiutando l’idea che si possano creare nuove istituzioni per colmare queste lacune, concludiamo che il FMI e la Banca Mondiale sono nella posizione migliore per svolgere un ruolo di leadership, grazie ai loro membri globali, alla potenza finanziaria e alle strutture di voto ponderate. Il recente Gruppo di esperti indipendenti del G20 sulle Banche Multilaterali di Sviluppo ha tratto conclusioni simili, così come l’ Iniziativa Bridgetown. Senza sminuire i loro attuali mandati, le istituzioni di Bretton Woods devono essere ulteriormente potenziate.

Per quanto riguarda il settore pubblico, il gap nella governance deriva dalla mancanza di una funzione di coordinamento all’interno dei beni comuni globali, soprattutto quando si tratta di politiche finanziarie ed economiche per affrontare il cambiamento climatico. Per colmare questa lacuna, proponiamo di creare dei “consigli” decisionali a livello ministeriale sia al FMI che alla Banca Mondiale. Dotati di un adeguato peso politico, questi consigli affronterebbero ciò che manca nell’attuale architettura. I due organi ministeriali del FMI, il Comitato Monetario e Finanziario Internazionale e il Comitato per lo Sviluppo, sono attualmente consultivi, ma potrebbero passare a un ruolo decisionale.

I nuovi consigli sarebbero più inclusivi, dando più voce ai Paesi a medio e basso reddito (MLIC). Gli Stati membri voterebbero proporzionalmente in base alla loro quota, ma lo farebbero individualmente, anziché per circoscrizione (come avviene nel modello attuale). Ciò consentirebbe anche la formazione di “coalizioni di volenterosi” su questioni specifiche.

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Un secondo grande gap del settore pubblico riguarda l’attuazione. Sebbene siano in corso molti sforzi per affrontare le sfide globali, la loro natura eterogenea fa sì che il tutto sia inferiore alla somma delle parti. Le istituzioni di Bretton Woods devono essere messe in grado di sostenere i MLIC mentre lavorano per raggiungere obiettivi nazionali come l’espansione dell’energia verde, la graduale eliminazione del carbone, l’accelerazione dei programmi di adattamento al clima e la protezione delle foreste.

A tal fine, il FMI può contribuire a definire e valutare i quadri fiscali e finanziari in base ai quali vengono adottati e attuati investimenti e politiche verdi nelle economie avanzate e in via di sviluppo. La Banca Mondiale può contribuire a finanziare gli sforzi di adattamento, progettare strategie energetiche e introdurre strumenti finanziari per facilitare la mitigazione dei cambiamenti climatici in coordinamento con altri organismi multilaterali e con il settore privato. Inoltre, le banche di sviluppo multilaterali regionali possono ampliare il loro ruolo aiutando i Paesi a ridurre il rischio di investimenti in progetti legati al clima.

Il terzo gap riguarda l’ accountability e il modo in cui si misurano gli impatti. Accettando il principio che ciò che viene misurato viene fatto, raccomandiamo che gli attuali bracci di valutazione del FMI e della Banca Mondiale (in collaborazione con i loro colleghi delle istituzioni partner) inizino a condurre revisioni sistematiche dei finanziamenti per il clima e dei piani di attuazione.

Questo ci porta al settore privato, che ha un ruolo indispensabile da svolgere. La maggior parte delle emissioni di gas serra proviene da società quotate in borsa e da imprese statali, e la maggior parte dei finanziamenti per il clima dovrà provenire dal settore privato, compresi gli asset manager. Il FMI e la Banca Mondiale si trovano in una posizione unica per aiutare i governi a implementare standard, pratiche e strumenti comuni, assicurando in ultima analisi che gli sforzi del settore privato siano allineati agli obiettivi globali.

Per colmare i gap dell’attuale approccio del settore privato saranno necessari standard obbligatori di divulgazione globali (sulla falsariga di quanto proposto dall’International Sustainability Standards Board) per garantire misure accurate delle impronte di carbonio degli enti privati, degli obiettivi net-zero e delle corrispondenti allocazioni di asset. La divulgazione obbligatoria fornirebbe segnali di prezzo più accurati per cogliere i costi reali dei combustibili fossili, oltre a promuovere una maggiore collaborazione tra settore pubblico e privato.

Il FMI potrebbe integrare questo tipo di monitoraggio nel suo lavoro di sorveglianza. Già sostenitore delle tasse sul carbonio, il Fondo può offrire valutazioni obiettive delle implicazioni macroeconomiche e commerciali globali delle tasse transfrontaliere di aggiustamento del carbonio, della potenziale condivisione internazionale dei loro proventi, e di come tali tasse possano integrare i mercati globali del carbonio. Inoltre, insieme alla Banca Mondiale, il FMI può sviluppare strumenti per aiutare i MLIC a rispondere a questi regimi.

Nel corso dei loro 80 anni di storia, il FMI e la Banca Mondiale hanno dimostrato la loro capacità di adattarsi alle mutevoli circostanze globali. Di fronte a sfide globali sempre più complesse, entrambe devono evolversi per sfruttare i rispettivi vantaggi comparativi. Soprattutto nel caso del cambiamento climatico, riteniamo che siano le uniche istituzioni globali in grado di mobilitare le risposte del settore pubblico e privato al passo e alla scala necessari.

Per svolgere pienamente questi ruoli potenziati, entrambe le istituzioni avranno bisogno di una capacità finanziaria aggiuntiva. Se riusciranno a concentrarsi sul colmare i gap di governance, attuazione e accountability del settore pubblico e privato, amplificheranno il loro impatto e si assicureranno il futuro capitale versato dai loro azionisti. Ci auguriamo che tutti i 190 Stati membri che si riuniranno nei prossimi giorni per gli Spring Meetings del FMI e della Banca Mondiale riconoscano la necessità di rafforzare entrambi gli organismi.

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